Odontoiatria di segnale: il paradosso dell’amalgama di mercurio

Uno dei più grandi paradossi dell’odontoiatria riguarda l’amalgama di mercurio, ideato agli inizi dell’Ottocento. In quegli anni venne sperimentato l’uso delle otturazioni in amalgama, prima in Europa e poi in tutto il mondo. La scoperta fu rivoluzionaria: risolse il diffuso problema della caria dentaria in modo pratico ed economico.

I danni che provoca il mercurio

L’utilizzo del mercurio ha però provocato gravi disturbi neurologici, pazzia e addirittura morte. Non a caso, il Cappellaio matto di “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Caroll si riferiva alla pazzia (reale) dei lavoratori dell’industria dei cappelli in epoca vittoriana, dovuta all’utilizzo del nitrato acido di mercurio per il cosiddetto ‘secretaggio’ del feltro delle tese dei cilindri.

Le azioni per la dismissione del mercurio e delle sue varie declinazioni in tutti gli ambiti (industriale, alimentare, medico), di cui la messa al bando dei termometri è l’esempio più conosciuto, sono ormai un dato di fatto alla luce dei gravissimi danni alla salute dell’uomo e dell’ambiente.

Il paradosso in ambito odontoiatrico

Gli unici a rimanere in apparenza indenni dagli effetti del mercurio sono gli operatori odontoiatrici e i loro pazienti – eppure sono molte le ricerche che indicano la categoria come fra le più colpite da sindromi neurotossiche, ideazioni suicidarie, infertilità, patologie neurodegenerative, etc.

Ipocritamente chiamato “d’argento” dai suoi sostenitori, l’amalgama è formato per circa il 50% di mercurio, contro solo il 2% di argento. Per capire la gravità del problema, basti sapere che la presenza di un solo grammo di mercurio rende tossici e inutilizzabili una tonnellata di cibo e/o mille metri cubi d’acqua.

La legge considera l’amalgama “sostanza pericolosa” prima dell’utilizzo e “rifiuto tossico-nocivo” dopo l’asportazione dalla bocca. Ecco che nasce il paradosso: il dentista, poco consapevole dei pericoli alla propria e altrui salute derivati dal mercurio dell’amalgama, ma ben consapevole dei rischi civilistici, amministrativi (multa fino a 27.000 euro) e penali (fino a un anno di reclusione) per scorretto stoccaggio e smaltimento, finisce per riaprire la bocca del paziente e rimettergli dentro l’amalgama!

C’è qualcosa di stonato e perverso nella disciplina odontoiatrica, che ha la colpa di aver seguito i dettami accademici che ancora oggi considerano l’amalgama sicura per la salute e durevole nel tempo. Al di là della ricerca di garanzie verso la propria salute, sarebbe quindi opportuno che i dentisti cominciassimo a riflettere anche sulle responsabilità medico legali che la nostra pratica determina nella mancata informazione sui rischi e danni che il mercurio odontoiatrico provoca a pazienti, dipendenti e ambiente.

Tratto da un articolo del dottor Raimondo Pische sul numero 90 de L’Altra Medicina (novembre 2019), acquistabile online.