Antibiotico-resistenza significa che i batteri sono diventati più aggressivi e resistono agli antibiotici, ovvero gli antibiotici prodotti per debellare i batteri sono diventati nel tempo meno efficaci, per via di un uso troppo frequente o di un uso inappropriato, cioè se si usano anche quando non servono per la cura.
A forza di consumare e disperdere antibiotici nell’Ambiente con il nostro stile di vita moderno e consumistico, i batteri hanno cominciato a sviluppare difese nei confronti di questo continuo bombardamento farmacologico. E’ lo stesso principio dell’assuefazione a molte sostanze come la nicotina, caffeina, farmaci e droghe in genere…per cui con un uso quotidiano poi serve una dose sempre maggiore per avere lo stesso effetto, fino a che non si ha più alcun effetto perché le cellule diventano del tutto insensibili o quasi all’effetto della sostanza.
Ma i problemi non finiscono qui: l’antibiotico-resistenza infatti si può trasmettere da persona a persona, oltre che da animale ad animale. E anche da animale a persona, ovviamente. A tele proposito queste sono le parole del Professor Nicasio Mancini dell’ospedale San Raffaele di Milano, medico specialista in Microbiologia e Virologia:
«La cosa più preoccupante però è che i germi resistenti che hanno colonizzato un organismo possono essere trasmessi anche ad altre persone o, addirittura, trasmettere la propria resistenza ad altri batteri del nostro organismo: gli antibiotici a quel punto non avranno più effetto su nessuno»
Se gli antibiotici non funzionano più: cosa succede?
Quali potrebbero essere le conseguenze di una progressiva e sempre maggiore inefficacia delle cure antibiotiche? Senz’altro le conseguenze possono essere molto gravi. Gli antibiotici sono una di quelle scoperte scientifiche che hanno cambiato notevolmente l’aspettativa e la qualità della vita. Fino al 1928, anno in cui il dottor Alexander Fleming ha scoperto la penicillina (il primo antibiotico della storia della farmacologia), le persone morivano di malattie e infezioni che oggi ci sembrano banali come il mal di gola, una ferita infetta, una polmonite.
Eppure già allora lo stesso Fleming si raccomandò di utilizzare gli antibiotici nel modo corretto: “Arriverà il momento in cui la penicillina potrà essere comprata nei negozi. Ci sarà però il rischio che uomini ignoranti, assumendo dosi di antibiotico sub letali per i microbi che stanno cercando di debellare, rendano i microbi stessi resistenti alla cura (…) se fate uso di penicillina, usatene la dose appropriata.”
Anche l’OMS ha dichiarato sin dal 2014 che questo fenomeno dell’antibiotico-resistenza ci sta sfuggendo di mano e potrebbe avere un esito catastrofico su scala planetaria:
“La resistenza agli antibiotici minaccia una prevenzione e una cura efficace di una gamma sempre più vasta di infezioni causate da batteri, parassiti, virus e funghi. Un numero crescente di governi nel mondo si sta sforzando di risolvere il problema, che è così serio da minacciare le conquiste della medicina moderna. Un’era post-antibiotici – nella quale infezioni banali e ferite minori possono uccidere – è lungi dall’essere uno scenario apocalittico di fantasia: è invece una reale possibilità per il 21° secolo”.
In Italia il problema è a livelli estremi già oggi e ben superiore a quello di tutti gli altri Stati europei, come possiamo vedere dal sito del Ministero della Salute italiano. Infatti oltre 10 mila decessi l’anno, dei 33 mila totali in Europa, avvengono in Italia. Parliamo di persone che perdono la vita ogni anno a causa del fenomeno della resistenza antibiotica, quando ad esempio una terapia antibiotica in ospedale non funziona.
Trovi l’articolo completo di Gianpaolo Usai sul numero 106 de L’altra medicina.