Piante del Solstizio d’Estate: Iperico e Noce




Da adesso le ore di luce diminuiranno. Sono i giorni del Solstizio d’estate. Ricordiamo una delle erbe più ricercate e raccolte in questo periodo per fare l’oleolito. Ma è anche il momento del Nocino. Diamo le ricette base.
 La prima ‘erba’ è l’Iperico o Erba di San Giovanni (nell’immagine). Negli ultimi anni ha trovato un largo impiego sotto forma di integratore contro alcune forme di depressione. In realtà il suo possibile impiego è molto più ampio. Nella nostra tradizione, infatti, era utilizzato soprattutto per ustioni, eritemi, escoriazioni, piccole ferite, pruriti (anche da psoriasi), secchezze del viso e della cute, per prevenire smagliature e come antirughe da applicare regolarmente. Sì, ok, anche come anti-aging, se vogliamo usare questo termine moderno.
 Se ne fa un oleolito. Vi preghiamo, nel caso in cui prendiate i fiori selvatici di non fare ‘tabula rasa’: lasciamo vivere queste piantine. Pensiamo sempre che stanno cercando di sopravvivere alle nostre sempre più feroci culture intensive, spazi selvatici sempre minori e con tante sostanze chimiche disperse nei prati.
 L’oleolito si prepara così: prendiamone solo quanto basta, foglioline, boccioli o fiori. Cioè solo la parte area, non massacriamo la pianta. Quanto ne abbiamo raccolto lo mettiamo in un vaso di vetro e la ricopriamo a filo con olio extravergine di oliva. Adesso (come tremila anni fa) dovrebbe esserci il Sole e noi esponiamo il recipiente alla sua luce, per un mesetto. Lo scuotiamo di tanto in tanto.
 Ne verrà fuori un liquido rosso vivo. Filtriamo con una garza e lo conserviamo in un contenitore di vetro al riparo dalla luce. Questi oleoliti si possono fare anche con Melissa e Calendula. Se ne può ottenere persino un unguento per massaggi (vedi il nuovo numero dell’Altra in edicola).
 Leggete quello che scriveva Alfredo Cattabiani sulla notte solstiziale: la ‘notte delle streghe’. Si parla del Nocino, che ancora oggi alcuni di noi preparano (vediamo una delle tante ricette, ma ogni regione italiana ha la sua).
 «Sulla notte solstiziale di San Giovanni – scriveva Cattabiani – aleggia la presenza inquietante delle streghe e dei demoni che volano nel cielo. Strix chiamavano la strega gli antichi Romani. Riferiva Plinio il Vecchio che le striges erano donne trasformate in uccelli per magia, o almeno così sosteneva la credenza popolare.
 «Nel Medioevo le striges assunsero volto e fattezze umane: si mormorava che partecipassero ai sabba (alcune raccoglitrici di semplici le hanno persino torturate e bruciate barbaramente, ndr en passant).
 Nocino: «C’è una pianta dai cui frutti si ricava un liquore tipico della val Padana: il Nocino. Secondo la tradizione, le donne devono staccare le noci per il liquore quando la drupa è ancora verde, nella notte di San Giovanni: con una falce o una lama di legno, mai di metallo. L’infusione darà un liquore considerato una panacea. Il rito della preparazione del Nocino risale ai Celti della Britannia: il ché induce a pensare che il Noce fosse un albero sacro a quei popoli usi a celebrare riti solstiziali.
 «Proprio un noce, quello ‘di Benevento’ (terra conquistata anticamente dalle popolazioni del nord, ndr), era considerato nel Medioevo il luogo di convegno di tutte le streghe». Cattabiani scriveva questo nel suo bellissimo libro ‘Florario’, ancora oggi abbastanza facilmente reperibile.
 Una ricetta del Nocino (buon digestivo, tra l’altro)
La noce va raccolta in questi giorni, quando non è ancora matura. Ne prendiamo una trentina (per alcune ricette anche molte di meno). Le apriamo tagliandole in quattro pezzi riponendole in un recipiente di vetro scuro insieme a 600 grammi di zucchero. Chiudiamo e lasciamo al Sole per tre giorni. A questo punto, in questo recipiente versiamo poco meno di un litro di alcol a 95 gradi. Ora mettete il tutto a riposare in un luogo soleggiato, anche sul davanzale esposto alla luce della nostra stella, per due mesi. Mescoliamo di tanto in tanto. Dopo questo periodo filtriamo con un panno grezzo e serviamo subito: ma vi consigliamo di non farlo. Sarebbe meglio aspettare e farlo invecchiare per qualche mese in un luogo buio e fresco, come una cantina. Gli intenditori aspettano anche fino ad un anno. Poi, nulla vieta di dare un tocco personale alla miscela, aggiungendo i nostri aromi preferiti. Tra i più gettonati la Cannella, i Chiodi di garofano, il Limone, la Noce moscata.
 Bel video del Nonno Minguccio con la sua ricetta pugliese (vorremmo assaggiarlo…):