La Luna e l’Ayurveda




Da sempre l’Ayurveda guarda alle fasi lunari per la raccolta delle erbe curative. Ora, abbiamo una bellissima conferma di quanto conti la Luna.
 L’indagine parla di una famosa pianta che entra in numerose e importanti ricette ayurvediche: in India si chiama Ashwagandha, che per la nostra botanica è ‘Withamnia somnifera’ (nell’immagine, ndr). Si attesta che c’è una grande differenza nel raccogliere la stessa pianta in base alla posizione della Luna nel cielo e al momento dell’anno. Niente coltivazioni intensive, bisogna aspettare il tempo giusto, nel luogo giusto.
 Per avere la massima potenza bisogna raccoglierla durante Grisma rtu (una delle sei stagioni secondo i Veda, quella calda) ma anche quando siamo in luna piena. E questo tipo di considerazione varrebbe per tutte le piante, anche le nostre. Sarebbe un discorso molto lungo.
 Ma arriviamo al punto. Quello che hanno visto i ricercatori indiani – Università ayurvedica di Guyarat – è che il momento della raccolta è decisivo: quando si tiene conto della Luna troviamo nel vegetale la massima concentrazione di fenoli e flavonoidi che oggi la scienza occidentale ritiene fondamentali per prevenire praticamente tutte le malattie. A loro modo, senza analisi di laboratorio, gli antichi medici indiani c’erano arrivati tremila anni prima.
 Nel Caraka, uno dei più autorevoli testi ayurvedici, si afferma esplicitamente che il tempo della raccolta, in base ai rilievi astronomici, è decisivo nel raccogliere le piante poi utilizzate per curare le persone.
 Withamnia somnifera, anche conosciuta come il ginseng indiano, è classificata in Ayurveda tra le piante ‘Usna Virya’ che si devono raccogliere in un ben preciso momento dell’anno. Si considera principalmente un tonico e adattogeno, ma sono termini occidentali: nella medicina indiana l’uso di questa pianta è molto più complessa e sofisticata.
 C’è un problema. A fronte di una grande richiesta di questa pianta, la produzione attuale è piuttosto bassa. Se ne richiedono 7000 tonnellate mentre se ne producono solo 1500. Purtroppo, si va a coltivarla in Natura con metodi che spesso risultano distruttivi. Si sta pensando quindi di trovare un modo per applicare tecniche di coltivazione controllate e rispettose dell’ambiente che garantiscano una pianta davvero attiva dal punto di vista terapeutico.
Lo studio di cui abbiamo parlato è importante anche perché fornisce informazioni sulle modalità di raccolta per assicurare un prodotto di elevata qualità. 
 Fonte: Tavhare SD et al. Effect of seasonal variations on the phytoconstituents of asvagandha w.r. lunar cycles. Anc Sci Life 2016: 35(3): 150-158