Un batterio dell’intestino, modificato geneticamente, è stato utilizzato per produrre paracetamolo a partire dalla plastica PET. Una rivoluzione che unisce chimica, biotecnologia e sostenibilità.
Un batterio che combatte il mal di testa partendo dai rifiuti plastici. Sembra fantascienza, ma è realtà scientifica. Al centro di questa innovazione c’è l’Escherichia coli, un microrganismo che abita naturalmente nell’intestino umano e che oggi entra in scena come protagonista di un nuovo approccio: l’ingegneria metabolica.
Articolo tratto da LaRagione, 8 luglio 2025
di Primo Mastrantoni, presidente del comitato tecnico-scientifico di ADUC – Associazione Diritti Utenti e Consumatori
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Cos'è l'Escherichia coli e perché è così importante nella ricerca?
L’Escherichia coli (o E. coli), scoperto dal batteriologo tedesco Theodor von Escherich nella seconda metà dell’Ottocento, è un batterio dalla forma a bastoncino, capace di fermentare glucosio e lattosio. Ma ciò che lo rende davvero interessante è la sua versatilità genetica: alcuni ceppi sono innocui e convivono pacificamente con l’uomo, mentre altri possono essere patogeni. Questa diversità genetica lo rende un modello ideale per esperimenti di biotecnologia e ingegneria genetica.
La scoperta dell’Università di Edimburgo: dal PET al paracetamolo
Un team di ricercatori dell’Università di Edimburgo, nel Regno Unito, ha ingegnerizzato geneticamente l’E. coli per ottenere un risultato sorprendente: trasformare le bottiglie di plastica PET (polietilene tereftalato) in paracetamolo, il comune farmaco antidolorifico e antipiretico.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Chemistry, rappresenta un grande passo avanti nella biochimica applicata all’economia circolare.
Perché riciclare il PET è così importante?
Il PET è una delle materie plastiche più diffuse al mondo: lo troviamo nelle bottiglie d’acqua, nei contenitori alimentari, nei tessuti sintetici. Sebbene sia altamente riciclabile, non è biodegradabile e può rimanere nell’ambiente per secoli. Trovare modi innovativi per trasformarlo in risorse utili è quindi una priorità per la salute del pianeta.
Come funziona la trasformazione della plastica in paracetamolo?
Il segreto della trasformazione sta in una particolare reazione chimica: il riarrangiamento di Lossen, scoperto nel 1872 dal chimico Wilhelm Clemens Lossen. Questa reazione consente la produzione di molecole contenenti azoto, ma richiede normalmente condizioni estreme (alte temperature, catalizzatori metallici, ambienti fortemente basici) incompatibili con la vita.
I ricercatori scozzesi sono riusciti a rendere la reazione biocompatibile, permettendo che avvenga all’interno di cellule vive – nel caso specifico, il batterio E. coli. Il tutto grazie a catalizzatori naturali (come i fosfati), condizioni ambientali miti (temperatura ambiente) e sofisticate tecniche di ingegneria genetica.
Il risultato? In sole 24 ore, la plastica PET viene scomposta e trasformata in paracetamolo puro al 90%.
Perché questa scoperta è rivoluzionaria
Questa innovazione apre la strada a una nuova disciplina, l’ingegneria metabolica, che mira a integrare reazioni chimiche complesse nel metabolismo cellulare. Le potenziali applicazioni sono vaste:
Produzione di farmaci biologici (antidolorifici, antibiotici, antitumorali)
Sintesi di materiali avanzati (sensori, dispositivi elettronici temporanei, strumenti medici impiantabili)
Riciclo chimico dei polimeri, con qualità equivalente alla materia prima originale
Riduzione delle emissioni e impatto ambientale minimo (grazie a basse temperature e assenza di solventi tossici)
Un nuovo orizzonte tra biotecnologia e sostenibilità
La ricerca dell’Università di Edimburgo dimostra che la sinergia tra chimica sintetica e biotecnologia può fornire risposte concrete a sfide globali come l’inquinamento da plastica e la produzione sostenibile di farmaci.
Trasformare un rifiuto in un bene utile, sfruttando microorganismi viventi modificati, è un esempio concreto di come la scienza possa reinventare il nostro rapporto con l’ambiente e con la salute.
Ndr : “Che poi non si sa se faccia peggio la plastica o il paracetamolo… ahah!“
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