Tè verde, effetti rapidi sulla memoria

Studio dell’Università di Basilea: vedono che il consumo regolare di tè verde potenzia le capacità cognitive, come l’attenzione, la concentrazione, ma soprattutto la memoria.

Gli autori suggeriscono che possano esserci implicazioni positive anche per situazioni complicate, come può essere un inizio di demenza. Lo studio è stato fatto usando la risonanza magnetica (RM) per vedere che cosa accade nel cervello quando si prende il tè verde. Ai volontari hanno fornito estratti di tè verde e poi li hanno sottoposti a RM.

«I nostri risultati – afferma Stefan Borgwardt, clinica psichiatrica dell’Università di Basilea – suggeriscono che il tè verde potrebbe aumentare la plasticità sinaptica a breve termine del cervello». In altre parole, si vede che il consumo di tè migliora la connettività cerebrale, quei circuiti neuronali in continuo cambiamento che permettono di avere dei ricordi.

Si notano miglioramenti delle performances cognitive.

Aumentare la connettività delle varie aree cerebrali significa che il nostro cervello comincia a funzionare come un tutto. Le varie aree cerebrali vengono integrate, in particolare quelle parietali e frontali.

Ma i ricercatori svizzeri non si sono limitati a osservare che cosa succede all’interno del cervello con la RM. Hanno fatto anche dei test per controllare se effettivamente al consumo di tè verde corrisponde un miglioramento delle funzioni cognitive. La risposta è affermativa: l’assunzione degli estratti di tè verde comporta un miglior risultato in termini di working memory.

La Working memory, o "memoria di lavoro", permette di mettere insieme varie informazioni per riuscire a utilizzarle. Ha funzioni esecutive (permette di passare all’azione) ed è fondamentale per apprendere.

Interessante la tempistica

In pratica i medici svizzeri hanno somministrato l’estratto di tè verde poco prima di eseguire l’esame RM. Si tratta di prendere 27,5 grammi di estratto nel latte. Ma nulla vieta a noi di continuare a consumare le nostre tazze di tè verde. 

Schmidt A, Borgwardt S et al, Psychopharmacology, gennaio 2014

http://download.springer.com/static/pdf/885/art%253A10.1007%252Fs00213-014-3526-1.pdf?auth66=1397068463_7a0835b3dcae03ee996bb6d4bb06294c&ext=.pdf