Il respiro della vita, pista calda

Ci si chiede come mai le pratiche di meditazione e mind-body, come yoga e Tai chi, portino tutti questi benefici sempre più confermati dagli studi. Ormai se lo chiedono in molti: qui una proposta, appena pubblicata, nell'ottica delle neuroscienze.

Molte attività di carattere meditativo agiscono sul respiro. Arrivano soprattutto dall’Oriente, variamente tradotte in Occidente. Ormai anche la letteratura scientifica attesta i loro benefici sul piano mind-body e sulla performance cognitiva. Da alcuni anni anche gli scienziati si chiedono come questo possa accadere, non sarà il respiro e l’azione sul nervo vago? Nuova ricerca olandese.

Perché tutti questi riscontri?

Parliamo dei vari stili di meditazione, di mindfulness. Così come delle pratiche mind-body come lo Yoga, il Tai chi chuan e il qi gong. Si dice sostanzialmente che è una questione riguardante il respiro. «Noi dimostreremo che varie attività contemplative hanno in comune il fatto che il respiro viene regolato o guidato con attenzione». Questa disciplina respiratoria – secondo una nuova ricerca firmata dall’università di Leida in Olanda – potrebbe spiegare i benefici fisici e mentali attraverso un’azione sul sistema parasimpatico, principalmente il nervo vago. Anche con meditazione, mindfulness e molti esercizi mind-body: li radunano tutti sotto il termine “ContActs” (atti di contemplazione). Tra queste anche l’acem scandinavo, le tradizioni monastiche cristiane e la meditazione sufi: muraqaba, cioè meditazione, e Semazen, ovvero i cosiddetti sufi “rotanti”.

Come respiro?

Si moltiplicano i tentativi di interpretare in chiave scientifica i benefici del ContActs, tra cui si annovera il semplice respiro diaframmatico, così come molto altro. Probabilmente, per alcuni praticanti questa lettura può non essere quella giusta, ma tant’è. Di certo, tutto questo testimonia il grande interesse portato, ora, dalle accademie su tali opportunità: sulla pratica di meditazione e sulle discipline indiane, cinesi e quelle occidentali (che forse abbiamo dimenticato).  Secondo noi il gran daffare degli scienziati, registrato negli ultimi anni su questi temi, è una buona cosa. Occorrerà tempo, ma è un passo in avanti.

ContActs, benefici ad ampio raggio

Il fatto è che, ormai, anche la letteratura scientifica è ricchissima di prove: risultati concreti e misurabili del ContActs su più livelli della nostra vita, tra cui la funzione immunologica, la fitness cardiopolmonare e il contrasto allo stress e all’ansia. Gli effetti sul nervo vago e la variabilità cardiaca sono ora al centro dell’attenzione anche per spiegare i benefici sugli aspetti cognitivi, ovvero la capacità di acquisire e comprendere quello che sta capitando attorno a noi. Proprio quella funzione che, purtroppo tende a decadere con il trascorrere del tempo, fino ad arrivare alle demenze.

E’ l’azione del nervo vago?

Vi volevamo segnalare quest’ultimo lavoro di psicologi cognitivi e neuroscienziati da poco pubblicato sulla rivista per addetti ai lavori “Frontiers in Human Neuroscience”. L’indagine è stata rivista per la pubblicazione da Antonio Ivano Triggiani, medico ricercatore dell’università di Foggia.

Questo team internazionale propone la sua interpretazione per spiegare gli effetti del ContActs. Prima di tutto, dicono, è una questione dell’attività del nervo vago. Il controllo del respiro, attraverso varie tecniche, è il primo candidato per spiegare i vasti benefici.

BIBLIOGRAFIA

Gerritsen RJS, Band GPH. Breath of life: the respiratory vagal stimulation model of contemplative activity. Frontiers in Human Neuroscience, ottobre 2018