Mal di schiena: troppi interventi inutili

In Italia vengono effettuati troppi interventi inutili per mal di schiena: ad affermarlo è la Società Italiana di Chirurgia Vertebrale (SICV). Come dimostra una recente inchiesta di Milena Gabanelli per il Corriere della Sera, l’incremento di interventi vertebrali è cominciato nel 2009, con l’entrata in vigore delle nuove tariffe di rimborso: fino a 19.700 euro per ogni intervento.

Dal 2009 al 2016 le operazioni di questo tipo sono aumentate del 107% nelle strutture private convenzionate e solo del 4% negli ospedali pubblici. Gli ultimi dati del Ministero della Salute (2018) confermano questa tendenza: in due anni si è registrata una crescita del 21% nel privato, contro il 9% del pubblico.

Artrodesi: quando serve davvero

Si chiama artrodesi l’intervento di chirurgia che blocca con viti e placche le ossa del tratto lombare. Come conferma la SICV, andrebbe praticato solo quando falliscono tutte le altre cure, come ozono terapia, infiltrazioni e radiofrequenza. Queste sono procedure mini-invasive che possono alleviare il dolore, ma per le quali non è previsto alcun rimborso dal servizio sanitario nazionale.

È la Lombardia la regione dove si effettuano più interventi di artrodesi: si parla di 7.363 operazioni l’anno. Su 100 interventi, 68 avvengono nelle strutture convenzionate, che vedono una crescita del 12% negli ultimi 2 anni.

Tagli alle convenzioni

Per evitare questi interventi inutili – e soprattutto dannosi ai pazienti e alle tasche dei contribuenti – si è deciso di tagliare i rimborsi, con il provvedimento contenuto nelle “Regole di Sistema 2019”. Dal 1 agosto 2019, per tutte le patologie della colonna che possono beneficiare di altri trattamenti meno invasivi, le tariffe di rimborso sono equiparate a quelle delle procedure meno invasive. Da un rimborso massimo di 19.700 euro, si scende quindi a 7.600.

Il provvedimento non include tutti i casi di tumore o gravi patologie che necessitano l’artrodesi. L’obiettivo è ridurre i costi per il servizio sanitario e diminuire il rischio di sottoporre i pazienti a interventi invasivi non necessari.