Capperi!

Ora sono in fiore, soprattutto al sud e nelle isole. Questa pianta ha una lunga storia e diversi impieghi terapeutici.



Il cappero che noi troviamo al "super" (sotto sale, sott’olio o sott’aceto) è il bocciolo del fiore, anche detto "bottone" (un fiore bellissimo: nella foto). Da sempre è presente in tutto il Mediterraneo, e nelle nostre regioni li chiamano "cucunci". Si usano in cucina, come per esempio nelle isole Eolie o a Pantelleria. Crescono sul suolo roccioso alle pendici del mare, nutrendosi di sole e di vento. Non hanno bisogno di molta terra e di acqua, loro si trovano benissimo sulla roccia calcarea o sui muri di pietra.



La cucina locale si è sbizzarrita, perché l’aroma è delizioso, e ne facciamo anche un patè e un pesto macinando insieme capperi, pomodori, olive nere, e, volendo, acciughe. Il bocciolo all’inizio non è buono per il nostro palato, bisogna lasciarlo maturare e questo avviene nei tini con l’aggiunta di sale marino. Per questo sono molto salati.



Ma entriamo sugli usi medicinali.



I capperi hanno un record: sono l’alimento più ricco di una sostanza di cui sono note le potenti proprietà antiossidanti. E’ la quercetina che si ritrova in quantità minori anche nell’uva e nel vino rosso, nelle cipolle rosse, nell’aneto e nei frutti di bosco.



Il cappero viene citato nella Bibbia (Qohlet o le Ecclesiaste) dove veniva presentato come afrodisiaco: gli ebrei non erano gli unici perché lo ritenevano tale anche gli Egizi e i Greci, ma tutta questa conoscenza ormai è persa, non sappiamo come li usavano. Di certo, nel nostro Medioevo si faceva commercio dei capperi sotto sale, che erano richiesti e apprezzati anche nel nord Europa.



Usi medicinali

Si usa soprattutto la corteccia e il legno dell’arbusto, ridotti in polvere o come decotto. Il decotto del legno ha effetti antireumatici, va preso 2 volte al giorno se c’è un problema di artrite. Mentre la polvere della corteccia risulta un digestivo e diuretico. Si usava anche masticare la corteccia, come antinfimmatorio (come l’aspirina o l’ibuprofene), per avere sollievo dal mal di denti. Il bocciolo fresco, poi, si riduceva a una pasta da spalmare sul viso in presenza di vitiligine e capillari arrossati.



Gli Arabi, da cui deriviamo il nome (in arabo "kabar") la conoscevano benissimo. Ne facevano diversi impieghi medicinali che oggi è obiettivamente difficile ricostruire. Ma un impiego famoso, e accertato, è quello contro l’umore basso, i momenti di tristezza e l’ipocondria: stiamo parlando sempre della corteccia (infusi, decotti).



Si usava anche per preparare uno dei tanti "vini medicati", rimedio su cui puntavano molto i medici di Roma antica. Si prendeva a digiuno, facendo macerare capperi e bacche di ginepro pestati nel vino.