Tanto stress e con il mal di testa, si ripropone la meditazione

Il problema: c’è chi soffre di emicranie ricorrenti. E tante volte si abusa dei farmaci. C’è qualche opzione per ridurre l’impatto della cefalea senza ricorrere ai farmaci?
Negli anni sono state proposte diverse strategie non farmacologiche. Spesso la causa scatenante è lo stress. Registriamo la pubblicazione di questo studio su una rivista scientifica importante: ‘Headache’, letta in tutto il mondo da neurologi e medici specialisti nella cura dell’emicrania.
Piccolo studio ma ben fatto. Il risultato è il seguente: chi pratica la meditazione – mindfulness, in questo caso, quella di Kabat-Zinn, conosciuta anche con la sigla MBSR – vede ridursi il numero degli attacchi i quali, anche quando avvengono, appaiono più sopportabili. Inoltre, una pratica meditativa riduce la durata degli attacchi di emicrania e le persone dicono di poter continuare a svolgere le loro mansioni quotidiane (self-efficacy). L’impressione è quella di riuscire a fare fronte a questo mal di testa, a ridurre la disabilità. Nessun effetto collaterale.
Quanta meditazione?
Nello studio di cui stiamo parlando i partecipanti hanno seguito per 8 settimane un corso, si trattava di imparare la meditazione: dopo aver imparato bene il metodo i pazienti dovevano praticarlo per 45 minuti al giorno, per 5 giorni alla settimana (si ragiona così, con la ‘posologia’). Tenete conto che non stiamo parlando di persone avvezze a praticare discipline di derivazione orientale: i pazienti affluivano a un ospedale americano, il Wake Forest Baptist Medical Center, in North Carolina: lavorano insieme all’università di Harvard. E’ considerato uno dei migliori ospedali e centri di ricerca nel sud degli Stati Uniti.
Il risultato è che chi pratica meditazione sta meglio in confronto alle persone con lo stesso problema avviato alle cure standard, cioè farmaci per la profilassi emicranica. Piccolo studio dicevamo: non si può trarre alcuna conclusione e soprattutto, a differenza dei farmaci, occorre un impegno da parte del paziente. Non si tratta di ingoiare una pillola ma di riservare una parte del tempo per un’attività meditativa.
Il commento di Rebecca Erwin Wells, professore di Neurologia al Wake Forest: «Per i circa 36 milioni di americani che soffrono di emicrania, abbiamo bisogno di trattamenti non-farmacologici. I dottori e i pazienti dovrebbero sapere che la meditazione è un intervento sicuro che potrebbe ridurre l’impatto dell’emicrania».
Headache, online il 18 luglio 2014
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/head.12420/abstract