Inverno, il punto di vista della tradizione cinese

Vediamo come questa antica medicina affronta la prevenzione dei malesseri legati alla stagione fredda. Ecco un brano del Sowen, il più importante testo della tradizione medica cinese:
«I tre mesi dell’inverno si chiamano “chiudere e tesaurizzare”. L’acqua gela, la terra si screpola. Nulla apporta Yang. Si va a dormire presto, e ci si sveglia più tardi. Bisogna organizzare le nostre attività seguendo la luce del sole. Bisogna evitare il freddo e cercare il caldo, non lasciando sfuggire nulla attraverso la pelle, per il rischio di perdere i soffi. In questo modo ci conformiamo ai soffi invernali ed è la via per sostenere e tesaurizzare la vita. Andare contro questo insegnamento danneggia i Reni».
Questa tradizione individua nello squilibrio la vera causa della malattie. Pensate allo Yin e Yang: un principio non è migliore dell’altro, devono solo integrarsi e dispiegarsi in armonia.
Comportamento
Poiché l’inverno è la stagione “fredda”, associata all’Acqua e tra gli organi, ai Reni (visti come ‘ricettacoli di tutte le energie creatrici’), si considera il momento dell’anno in cui si ha il massimo di Yin: il seme giace sotto Terra in attesa dell’esplosione primaverile e del raccolto estivo (il massimo di Yang). Anche noi dovremmo conformarci a questa strategia: seguendo il tempo della Natura è il momento dell’ozio, del ritirarsi in noi stessi, trovando il tempo per leggere, ascoltare musica eccetera. Giusto dormire di più seguendo i ritmi della luce del Sole.
Alimentazione
Per armonizzare Yin e Yang, si devono evitare, o consumare con moderazione, gli alimenti che quella sapienza medica individua come freddi (cioè Yin). Ecco una breve lista, non esaustiva, di cibi “freddi”:
Pompelmo, prugna, formaggi, yogurt, latte, pomodoro, Tamari, Miso, dattero, banana, polipo, fragole. In generale, poi, non è ritenuto opportuno consumare molte verdure crude, e nel caso è meglio mangiarle non alla sera ma a mezzogiorno quando, nel ciclo quotidiano, lo Yang è al massimo.
Viceversa, si consiglia di assumere cibi di natura “calda”, come spezie e piante aromatiche, in particolare la corteccia di cannella e il pepe, la salvia e il timo.
Da prediligere anche il sapore “salato” ma non è il salato che intendiamo noi. 
L’aggiunta di sale minerale deve essere moderato: via libera però ai cibi considerati naturalmente “salati”, come avena, piselli, orzo, salsa di soia, vongole, cozze e diverse carni (la medicina tradizionale cinese non è vegetariana ma non eslcude questa scelta). Da eliminare gli alimenti conservati sotto sale e gli insaccati. 
L’idea di fondo è che in ogni stagione vada privilegiato uno dei Cinque sapori: acido, amaro, dolce, salato e piccante. Questi sapori non corrispondono sempre al gusto: come abbiamo visto il salato della medicina cinese può non corrispondere a ciò che noi intendiamo per salato. E’ preminente la qualità energetica, non la sensazione.
In inverno si predilige il salato, quando l’organo Rene è attivato, ma sempre senza esagerare, poiché in un sistema che si prefigge l’equilibrio, l’eccesso è sempre nocivo.
Consiglio di lettura:
Se si desidera approfondire, molti sono i libri che trattano questa materia. Segnaliamo un ottimo libro, uscito di recente e quindi facilmente reperibile: “Curarsi secondo stagione” di Emilio Minelli e Fabrizia Berera. Entrambi gli autori lavorano per il Centro collaborante OMS per la Medicina Tradizionale, che ha sede all’Università di Milano.