Meditazione nell’ottica anti-aging

Torniamo su un lavoro che ha suscitato molto interesse qualche tempo fa. La meditazione appare coinvolta nei meccanismi biologici che favoriscono la longevità.
Non parliamo in questo caso degli aspetti spirituali della pratica, preminenti per molte persone. Lo studio è stato condotto da importanti università californiane e dalla Johns Hopkins di Baltimora. I ricercatori hanno provato a vedere che cosa succede ai telomeri quando meditiamo.
Che cosa sono i telomeri? I telomeri costituiscono la parte finale dei nostri cromosomi: sappiamo che la loro lunghezza è di fondamentale importanza per la salute delle cellule. Con l’avanzare dell’età, la lunghezza dei telomeri si riduce e questo si associa all’invecchiamento cellulare. Ma esiste un enzima, la telomerasi, che si oppone all’accorciamento dei telomeri.
Come possiamo frenare allora il progressivo logoramento dei telomeri? Probabilmente aumentando l’attività dell’enzima telomerasi e la meditazione si propone come un modo per centrare l’obiettivo. Si è visto, infatti, che bastano 3 mesi di meditazione, insieme alle tecniche per coltivare stati mentali di benevolenza, per aumentare l’attività della telomerasi. Niente chimica, solo attività sulla mente.
Un’altra informazione scaturita dallo studio consiste nel fatto che l’effetto della meditazione sulla telomerasi si accompagna a una riduzione dello stress e all’aumento della consapevolezza (mindfulness).
La meditazione mindfulness, lo ricordiamo, è stata messa a punto per l’Occidente dal medico psicoterapeuta Jon Kabat-Zinn. Il quale ha elaborato le sue idee partendo dagli insegnamenti del buddhismo tibetano (Vipassana), ma anche dallo Zen e dallo Yoga.
E in effetti la tradizione buddhista, oltre agli aspetti di natura spirituale (di cui ora non parliamo), attribuisce alla meditazione anche la capacità di ridurre lo stress psicologico e favorire il benessere: ne ha parlato anche Gyatso Tenzin, e cioè l’attuale Dalai Lama (il quattordicesimo), interrogato dallo psichiatra Howard Cutler nel libro “Art of Happiness” del 1998. In Italia è stato tradotto nel 2009 da Mondadori con il titolo ‘L’arte della felicità’. E’ uno dei suoi libri più letti.
Lo studio di cui abbiamo parlato:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21035949