Possiamo continuare a curarci con l’omeopatia?

La pratica omeopatica in Italia è a rischio: l’80% dei rimedi utilizzati nella pratica potrebbe sparire dal mercato. Un disastro che è ancora possibile evitare, con un po’ di ragionevolezza.

Che cosa sta succedendo? Succede che l’AIFA – l’ente che regola il mercato italiano dei farmaci – propone un’abnorme tassazione sui singoli rimedi. Teniamo conto che oggi i medicinali omeopatici sono circa 25mila. Alcuni rimedi non vengono prescritti spesso, ma devono essere disponibili quando l’omeopata ritiene che possano essere utili per quel singolo paziente.

In omeopatia non c’è un singolo farmaco per una determinata malattia ma una costellazione di rimedi che si scelgono sulla base di una valutazione olistica del paziente. Tutto questo rischia di essere spazzato via. E’ giusto? Si può accettare che un’intera disciplina venga rasa al suolo, insieme a tutte le conoscenze accumulate dai tempi di Hahnemann ad oggi? Non si chiedono rimborsi da parte dello stato, si chiede solo di poter continuare a fare omeopatia, secondo la tradizione.

L’AIFA inizialmente aveva proposto un aumento della tassazione del 2-10mila per cento, una cosa mai vista. E tutto avrebbe dovuto essere fatto in tempi strettissimi. In pratica, le piccole ditte avrebbero dovuto sborsare milioni di euro in pochi mesi. Ma questi soldi non ci sono, non stiamo parlando di multinazionali farmaceutiche!

Molti rimedi si producono perché sono utili, anche solo per poche persone: devono essere disponibili, pazienza se non portano grandi ricavi. Si può chiedere un esborso a queste aziende di gran lunga superiore a ciò che guadagnano dalla vendita di quel rimedio?

C’è stato un ricorso al TAR, con esiti positivi. Il ministero della Salute, va detto, si è interessato alla questione. Ma ancora oggi il problema è aperto perché le cifre di registrazione per ora stabilite vanno bene per le grandi aziende omeopatiche (che producono solo i rimedi redditizi) ma non per le piccole ditte, o di medie dimensioni, che continuano a produrre rimedi di rara prescrizione ma fondamentali. La morale è che fino all’80% dei rimedi omeopatici rischia di sparire dalla circolazione.

Una buona notizia e un articolo da leggere.

La buona notizia è che questa situazione ha compattato le associazioni italiane di medici e pazienti che si occupano di omeopatia e ha visto anche l’adesione della Società Italiana di Medicina Antroposofica (www.medicinaantroposofica.it). Restiamo in attesa degli sviluppi di cui daremo notizia. Non pensiamo che si vada verso la catastrofe: pensiamo che le persone ragionevoli nelle nostre istituzioni sappiano prendere buone decisioni.

A chi vuole approfondire, poi, consigliamo la lettura di un articolo pubblicato su "Il Granulo", organo ufficiale della FIAMO, l’associazione italiana dei medici omeopati unicisti.

www.fiamo.it/attachments/article/509/Granulo25.pdf

Questa rivista online è gratuita, non c’è nemmeno bisogno di registrarsi. Trovate tutti i numeri sul sito della FIAMO (www.fiamo.it).

Infine, per chi vuole, c’è anche la possibilità di fare qualcosa di concreto: apporre la firma a una petizione proposta da omeopati e antroposofi italiani.

Qui:

www.omeocom.it

Oppure qui:

http://firmiamo.it/appello-per-la-sopravvivenza-dell-omeopatia