Io il Parkinson lo prendo a pugni! Storia di un lungo match

L’inizio, 2012

Mi sveglio, sono nella casa al mare, la luce del sole di Maggio inoltrato filtra dalle persiane illuminando dolcemente la camera e il corridoio. Mi alzo, il pavimento è freddo, ho lasciato le ciabatte al piano di sotto. Beh! Mi metto le calze ed è il mio errore, mi avvio verso la scala poso il piede sul primo gradino, sotto il piede il tessuto a contatto con il legno è come una saponetta e scivolo  battendo con il fianco sinistro. Cerco di tenermi al corrimano con il braccio destro, ma la caduta è ugualmente rovinosa, il bacino e la testa del femore sinistro picchiano violentemente e scivolo giù rimbalzando sugli spigoli affilati. Il rumore e la vibrazione che creo con la caduta svegliano Paola che pensa ci sia stata una scossa di terremoto e accorre in mio soccorso.

Il dolore mi toglie il respiro, mi alzo lentamente, scendo in soggiorno e seduto in poltrona controllo i danni.

Nulla di rotto, per fortuna, qualche lieve escoriazione, mal di schiena, contrattura alla spalla destra per lo sforzo fatto nel tenermi al corrimano e un livido che dopo qualche ora diventerà una striscia blu dal ginocchio alla ascella sinistra. Addio alla immersione in programma per quel giorno, ma non starò fermo in poltrona.

Ricordando i consigli della nonna, dopo un trauma è meglio muovere i muscoli e favorire la circolazione, così dopo la colazione scendo al mare attraverso i 700 gradini, noleggio una bicicletta e passo la giornata pedalando e camminando anche se un po’

dolorante.

La scoperta

Tornato al lavoro, nei giorni successivi zoppico un po’ a causa del dolore dell’ematoma. Poi appena possibile inizio delle sedute dal fisiokinoterapista per sbloccare le tensioni muscolari dovute alla caduta. Risolvo le tensioni cervicali, quelle al braccio e alla spalla destra, ma restano i dolori lombari e la zoppia che da fine Giugno diventa intermittente, ma resta.

Verso la metà dilLuglio scendo il fabbrica per incontrare un fornitore, è Paolo che per hobby fa anche l’allenatore in una squadra di calcio giovanile. Vedendomi camminare mi chiede: ‘’ Come mai trascini la gamba sinistra? La usi come fosse un bastone, rigida.’’

Gli racconto dell’incidente, ma lui asserisce che dovrei aver risolto tutti postumi dopo quasi due mesi. Cambiamo argomento concentrandoci sul lavoro, ma il suo appunto mi accende un allarme. Ne parlo con il chiropratico che mi consiglia una risonanza magnetica, la prenoto per settembre e mi dedico alla cura dei miei dolori con tutto lo sport che posso fare in vacanza, in Messico: in palestra ogni mattina per 15 giorni.

Al ritorno ricomincio con i giri in bicicletta e Paola mi fa notare che i miei polpacci hanno ripreso la tonicità di un tempo, anche se il sinistro resta più piccolo in volume rispetto al destro.

Continuo a zoppicare a giorni alterni e senza un reale nesso logico o di dolore. La risonanza magnetica a livello lombare parla di forami e protusioni. Scopro che sui roller non ho più l’equilibrio di prima e mi protendo in avanti come se dovessi tenermi pronto a cadere. Durante le serate in palestra per la presciistica mi rendo conto che riesco a correre e a saltare solo se coordino le braccia con le gambe: il braccio destro in avanti con la gamba sinistra e viceversa.

Sciando non ho problemi, salvo il fatto che ora devo ‘’pensare’’ o ‘’ordinare’’ alla gamba sinistra di tenere il peso e lo spigolo durante le curve a destra. Scio da quando ho quattordici anni, ho fatto gare fino ai 24, ora a 56 inoltrati mi stupisce il fatto di aver perso quell’automatismo di cambio di peso nella sciata.

Intanto in fabbrica quando cammino in salita devo coordinare bene gambe e braccia, altrimenti rallento e vado in affanno, specie se camminando rispondo al telefono. Inizio a essere lento nei movimenti a freddo, ma appena scaldo i muscoli tutto torna come prima.

Con la primavera riprendo la mountain bike e noto che dopo ogni uscita torno in forma, cammino bene e ho la sensazione di sano benessere che le endorfine ci regalano dopo una intensa attività muscolare.

Le immersioni subacquee con le bombole e il recente corso di apnea, mi danno fiducia a riguardo del controllo del mio corpo, della respirazione, del controllo delle emozioni. Tutto sembra giocare a mio favore. Ma in verità a riposo o a freddo continuano i disturbi.

Alle sessioni dal chiropratico aggiungo dei trattamenti di riflessologia plantare che mi danno sollievo, ma di breve durata, così con lo stesso riflessologo inizio una serie di sedute bisettimanali di ginnastica postulare che mi fanno riprendere la coscienza dei muscoli e della respirazione.

Continuo con le sedute e scopro che sono ‘’piantato’’ con i tendini: non riesco a divaricare le gambe come vorrei, negli esercizi di stretching non mi allungo e spesso soffro di crampi durante gli esercizi e durante la notte. Al risveglio devo tendermi come un paletto rigido per qualche secondo per poi riacquistare la mobilità desiderata. Fatico a girarmi nel letto.

Verso la fine dell’estate del 2012 inizio a soffrire di male di schiena al livello lombare, ma la ginnastica e i trattamenti di riflessologia, mi mettono sempre in piedi e attivo, ma solo dopo aver scaldato i muscoli prima di ogni attività sportiva. Intanto in ufficio, quando sono seduto su alcune poltroncine o in talune posture, inizia a tremarmi lievemente la gamba destra. mi basta cambiare postura che tutto si ferma. Non succede nulla, invece, alla guida dell’auto.

Il 2013, anno strano

Passo l’inverno sciando e riprendendo a fare qualche gara: ho bisogno di un obiettivo per motivarmi a tutto questo esercizio fisico, ma la zoppia continua intermittente quando decide lei.

Con il chiropratico noto che nonostante tutto l’esercizio fisico, la gamba sinistra non cresce in muscolatura, anzi sembra regredire come se si stesse atrofizzando. Così dopo avermi visto camminare dopo un pranzo condiviso in un luogo più ampio del suo studio, mi fissa un appuntamento con un neurologo.

E’ la fine di luglio, entro nello studio e li trovo ad aspettarmi, attraverso il breve corridoio sotto lo sguardo indagatore dei due. Iniziamo i test, le domande, la descrizione dei sintomi, poi la diagnosi: ‘’Lei ha una lievissima forma di Parkinson’’.

Ero seduto sul lettino e l’emozione si è scaricata sulla gamba destra che ha iniziato a tremare leggermente. Il neurologo me lo ha fatto notare spiegando che una delle cause di questa disfunzione è lo stress. Parliamo della caduta dalla scala, forse causa scatenante, del fatto che il mio lavoro di imprenditore mi sottopone a stress non lieve, ma mi dice anche che al mio livello di problema è prematuro iniziare una terapia farmacologica. Infatti mi spiega il meccanismo di rilascio di dopamina da parte della materia nigra e quanto la attività fisica possa tenere in esercizio tutto il sistema limitando i sintomi. E’ molto chiaro quando mi dice

che per questa patologia non esiste una cura, ma solo medicinali e comportamenti che riducono i sintomi.

‘’Dottore’’ gli dico ‘’ questa gara la vinco io!’’

Questa gara la vinco io

La frase non è mia, ma di Bruno Cassa, un amico campione di sci nautico. Più anziano di almeno vent’anni, mi aveva insegnato a guidare il motoscafo, lo ammiravo per i suoi risultati sportivi e per il suo atteggiamento bonariamente guascone nell’affrontare la vita.

Verso i suoi quaranta o quarantacinque anni gli avevano diagnosticato una grave malattia che lo ha costretto ad anni di cure.

Ricordo di averlo incontrato un paio d’anni dalla diagnosi, con la faccia gonfia per via delle cure al cortisone, ci vedeva poco, ma ha subito riconosciuto la mia voce e mi ha ripetuto a memoria il mio numero di telefono, per tenere il cervello in moto mi diceva.

Alla mia domanda sul decorso del suo problema mi ha detto: “Tiberio, questa gara la vinco io”. Per me è stato un grande insegnamento, un invito a non mollare mai.

Si è poi un poco ripreso, tanto che una quindicina di anni dopo me lo sono trovato come pilota concorrente nelle gare di sci nautico di velocità dove lui “tirava” il figlio Carlo (poi diventato vicecampione mondiale e vincitore di molte gare internazionali).

Bruno ci ha poi lasciato quando era vicino agli ottant’anni e in eredità ho tenuto quella bella frase.

L’ortopedico e la stenosi lombare

Non completamente convinto che i miei problemi siano dovuti alla sola mancanza di dopamina, vado da un ortopedico al quale spiego tutta la situazione. In effetti riscontra una stenosi lombare che potrebbe derivare dalla traumatica caduta dalla scala. Io penso che questo sia ciò che può avere accelerato qualcosa che era già in corso.

Il parkinsologo milanese

Per far contenti i parenti fisso un appuntamento da un noto neurologo, un luminare che mi conferma la diagnosi come probabile Parkinson all’esordio e mi prescrive dei medicinali di avvio cura. Mi dà un bel manuale di gestione della malattia a tutto tondo, ben scritto, facile da capire, che tratta l’argomento in tutte le sue sfaccettature. Gli accenno dell’idea di fare della boxe senza contatto e si dimostra interessato a saperne di più. Ci risentiremo. Ma non prendo i medicinali che mi prescrive, sono spaventato dagli effetti collaterali.

Rock Steady Boxing

In effetti quando mi faccio visitare a Milano, ho già un trascorso di quattro mesi di lezioni di boxe per due o tre sessioni settimanali che alterno a fisioterapia, rolfing e ginnastica posturale. Ma la boxe è la attività che mi sembra avere più possibilità di ridurre i sintomi. Non che le altre cose non diano risultati, anzi sono quelle che mi consentono di andare in palestra e mettere i guantoni preparando con coscienza della mia muscolatura arrugginita dagli sport leggeri.

L’incontro con la boxe come cura viene da un consiglio avuto nel settembre 2013 da un fisioterapista che mi ha applicato degli stimolatori piezotermici di segnale tra i nervi, di cui parlerò in un altro capitolo. In sostanza mi ha consigliato un lavoro muscolare duro per risvegliare le esigenze di comunicazione tra cervello e muscoli. Così nonostante i suoi “francobolli” come li chiamo io vadano bene, cerco una soluzione anche sportiva al mio problema.

Continuo le mie ricerche nel web per documentarmi sulle cure, sulle ricerche e mi imbatto in due parole, Parkinson e boxe, che fra di loro fanno pensare a tutto tranne che a una cura. Tutti noi abbiamo l’immagine di Cassius Clay / Mohamed Ali e nutriamo il sospetto che la sua malattia di Parkinson derivi dai pugni presi (pochi in verità) ma quando approfondisco scopro che un signore di Indianapolis al quale a quarant’anni è stata diagnosticata la stessa malattia, ha curato e ridotto i sintomi grazie al pugilato senza contatto, decido che questo è un aspetto da studiare bene.

Il signore si chiama Scott Newman, ha iniziato questa attività nel 2006 grazie a un amico pugile, con guantoni e sacco nella cantina della casa dove vive a Indianapolis e riuscendo e far regredire i sintomi ha esteso l’iniziativa ad altri malati.

Ha quindi affittato una palestra, la voce ha iniziato a girare e oggi nel 2014 ci sono una decina di palestre negli USA, Canada, Australia, Inghilterra. Tutte no-profit, seguite da staff medici, fisioterapisti, maestri di boxe e con la collaborazione di un centro di ricerca sulle malattie motorie della Purdue University nell’Indiana (dove si sono laureati Neil Amstrong e Cernan, due astronauti che tutto il mondo conosce bene per avere entrambi lasciato le loro impronte sulla Luna).

New Millennium, il nome è di buon auspicio

Così prima di andare fino negli USA a tirare pugni per aria, ho voluto provare vicino a casa. Un caro amico mi ha indirizzato alla palestra New Millennium a un tiro di schioppo da dove vivo e li’ ho iniziato a fare tutto ciò che fa un pugile, tranne prendere cazzotti. Il mio maestro Enrico Milazzo è un vero seminatore di passione pugilistica, sta facendo crescere una squadra di giovani pugili tra Pontelambro e Cesano Maderno, con altri club tra i quali uno gestito da Ferruccio Conti uno dei nostri migliori capo reparto in fabbrica, hanno dato il via a un circuito di riunioni pugilistiche molto divertenti. La cosa mi ha subito entusiasmato e memore del passato di pugile di mio padre oggi ottantaquattrenne ho rispolverato con lui una passione sopita (chissà dove sono finiti i miei guantoni rossi da bambino).

A dicembre prendo la decisione e la comunico a Enrico e Ferruccio: vado a Indianapolis a imparare come si combatte il Parkinson’s da chi ha ormai una quasi decennale esperienza.

Oggi è il 22 gennaio 2014 e sto scrivendo sull’aereo che tra poco atterrerà nelle città famosa per il famoso circuito ovale e per la 500 Miglia, ma io ci vado per un training camp alla Rock Steady Boxing e spero di tornare con le armi per vincere.

Il primo contatto

La palestra è grande, bella, nuova, pulita. E’ il sogno americano realizzato: si inizia da garage e si diventa più grandi, ci si moltiplica, si diventa famosi. Mi ricorda la Silicon Valley dalla quale sono tornato pieno di entusiasmo e pragmatismo, solo che RSB è no-profit e quindi ancora più evocativa della crescita nel far bene le cose per fare bene agli altri.

Entro e appena mi presento Jessica mi si fa incontro per il suo benvenuto, mi invita a prepararmi per la mia prima sessione di boxe contro il Parkinson e mi accompagna nella sala dove un gruppo di persone si sta preparando. La prima che mi viene presentata è Mary, una signora sulla sessantina con un lieve tremore alla testa e nel parlare, ma la sua sicurezza e tranquillità nel rivolgersi a me, mi fa capire quanto stia bene in questo contesto. seguono le presentazioni agli altri ospiti e vengo accolto da Joyce, la direttrice generale che si premura di dirmi che tutti avranno il piacere di accogliermi nel gruppo che sta iniziando ora il

riscaldamento.

Eccomi quindi con le mie scarpette da ring di fronte a tutti i colleghi con in quali condividerò i prossimi novanta minuti di palestra. Mi presenta Kristy “Rose” Follmar, la coach detentrice di tre titoli mondiali femminili e ora direttore operativo del Rock Steady

Boxing.

L’allenamento è intenso, divertente e organizzato a circuito per la classe PD2 (parkinsoniani di livello 2 nella scala di Hoenn e Yahr, dove l’1 è l’esordio e il 4 contempla le persone sulla sedia a rotelle.)

Lo schema è:

1. riscaldamento-stretching a terra

2. salti con la corda

3. riscaldamento a bordo ring per gambe e polpacci con voice activation

4. 10 minuti di vogatore o bici o tappeto a scelta

5. con i guantoni 5 round da 3 minuti con i segg. esercizi in coppia da fare per 30 sec

1. salti con divaricate gambe e braccia sul posto

2. addominali, un giro alti da terra un giro bassi dalla sedia

3. rotolamenti sulla materassina

4. pugni ai sacchi appoggiati a terra

5. salto a piedi uniti delle funi distese a terra

6. crunch con palla medica

7. flessioni sulle braccia usando il pneumatico a gambe diritte o col materassino a

gambe incrociate

8. cambio alternato gamba usando l’altro pneumatico

9. sessione ai primi sacchi e figure con Kristy

10. sessione ai secondi sacchi

11. ritorno di corsa al punto a.

12. tutti sul ring a fare gli addominali alti e bassi, tre serie da 10 ciascuna

13. saluto a centro ring

14. fine

Età dai 55 agli 80. Tempo 90 minuti.



Consigli di Kristy Rose: ruota il bacino sui destri, usa le gambe sui montanti, raddrizzale durante il colpo.

Ne esco tonificato e felice, le endorfine al massimo e avrei volentieri fatto anche la sessione pomeridiana, ma il lavoro incombe e torno in albergo grazie al passaggio del marito di Mary che si offre di accompagnarmi.

Un poco di gestione della posta e il pranzo con il nostro venditore di macchine negli USA, mi riporta al clima tipico dei miei viaggi di lavoro, ma mi sento molto bene, nonostante i 17 gradi sotto lo zero che ci sono all’esterno in questa Indianapolis blandita dalla neve e dal gelo.

Il giorno seguente l’ appuntamento e’ per le 7:30, passa Joyce a prendermi in hotel e dopo una breve ma ricca colazione in RSB, iniziano le presentazioni e scopro che c’é un’ altra italiana iscritta al corso, è Roberta, ricercatrice neurologa presso un centro ospedaliero universitario a New York. Le motivazioni che la hanno portata qui sono la passione per la

ricerca “out of the box” come direbbe il mio amico Roberto Bonzio di Italiani di Frontiera.

In più’ la nostra dottoressa è riuscita ad avere accesso alla Gleason’s Gym, la piu’ famosa palestra al mondo, dove terrà i corsi di boxe contro il Parkinson’s.

La prima mezza giornata di lezione si svolge tra una lezione introduttiva, la descrizione medica e aggiornata della situazione nella ricerca da parte della dott. xyz docente presso la

Università dell’ Indiana, poi dopo uno spuntino dove ci scambiano le opinioni, arriva la parte pratica, ovvero la gestione di una classe PD3.

In questa classe sono presenti persone sulla sedia a rotelle, altri con necessità di assistenza all’equilibrio, noi allievi abbiamo il primo impatto con la gestione del gruppo. Per me che mi sento ancora giovane nonostante l’esordio della malattia, è strano sentirmi accomunato a loro, ma dopo 90 minuti di esercizi insieme, capisco che l’amore che Krysty e Cristine mettono nel

loro lavoro è l’energia che muove le endorfine dei “pazienti”.

Alla fine qualcuno che era arrivato sulla sedia a rotelle se ne va camminando. No, non è un miracolo, è il nostro cervello che dopo i duri esercizi di preparazione alla boxe rimette in produzione la dopamina.

Sono felice, ho trovato il sistema.

Nei due giorni successivi lo schema è il medesimo, si inizia la mattina presto e si lavora fino alle 18 tra teoria e pratica, compresi i compiti a casa da portare il giorno dopo.

La seconda sessione pratica ci vede impegnati come coach a seguire una o più persone e impariamo a sollevare i pazienti da terra e la gestione di situazioni tipiche da palestra con le persone con malattia di Parkinson’s.

La professionalità dei docenti è tipicamente americana, teoria, pratica e tanta allegria, tutto insieme per tenere alta l’attenzione in ogni momento.

Il giorno del nostro “esamino" finale c’è una lezione di Joyce sulla gestione amministrativa della palestra che ognuno di noi vorrà avviare, una interessante spiegazione di Jessica sul nostro sistema di comunicazione via Facebook, poi l’ultima sessione sulle metodiche di valutazione dei pazienti in ingresso e infine il party finale con distribuzione dei diplomi e foto di rito.

Lascio una Indianapolis innevata a 20 gradi sottozero, pieno di speranze, in forma grazie agli esercizi fatti e con la certezza di aver trovato la strada per combattere questa mia forma di Parkinson’s.

Al mio arrivo a casa, l’ora è da palestra, quindi vado subito alla Millennium per una sessione di allenamento in stile RSB. Arianna, mia figlia, che vede le foto di quella sera in palestra mi dice che ho una luce negli occhi e un viso che testimonia il mio stare bene.

E’ vero, mi sento molto meglio di prima.

RSB Como Lake – Italy

Il nome scelto per la mia iniziativa con Enrico è Rock Steady Boxing Como Lake – Italy, è lungo, ma l’acronimo RSB può risolvere il problema.

Iniziamo quindi il giro dei luoghi dove poter praticare oltre alla Millenium a Ponte Lambro, c’è la palestra Ernesto Formenti a Cesano Maderno, sempre gestita da Enrico, prendiamo contatto anche con la struttura di Noivoiloro a Erba che subito accoglie con entusiasmo il progetto nel caso avessimo parkinsoniani con seri problemi di mobilità.

Torno a Indianapolis per la seconda volta

E’ la fine di Marzo e sto lavorando quando la email di un cliente americano mi raggiunge per chiedermi una consulenza a riguardo di una macchina che gli abbiamo venduto.

Cerco di gestire la cosa a distanza, ma il cliente mi chiede se possiamo vederci alla prossima fiera per discuterne meglio. Chiedo dove sarà l’evento ed esce la parola magica: Indianapolis. Chiedo a Tony due cose: la prima che dalla fiera mi porti lui in fabbrica e che la sera mi lasci il tempo di andare in palestra per i miei problemi di Parkinson’s. Detto, fatto. Tre settimane dopo la grande fiera mondiale del nostro settore che si tiene a Duesseldorf, riprendo l’aereo per gli USA. Arrivo la domenica sera, il lunedì lo dedico al montaggio dello stand insieme al nostro venditore di zona, scopro che a lato c’è anche una fiera della manutenzione delle macchine per siderurgia che non mi posso far mancare e la sera sono già in palestra accolto con la simpatia e l’allegria che è tipica di RSB.

La sessione è figlia della creatività di Kristy Rose e di Cristine che alternandosi nei turni e producendo ogni giorno nuovi percorsi e esercizi rimettono in forma i colleghi “parkies" e me. Il calore con il quale vengo accolto da tutti, mi conferma che la cura, non è solo fisica, ma anche mentale.

Le endorfine prodotte durante i novanta minuti di palestra vengono dallo stretching di riscaldamento iniziale, dalla corsa, salto con la corda, circuito di lavoro pesante, boxe al sacco, pera, palla con elastici, raffreddamento finale, stretching agli arti finale; ma anche dalla musica ritmata, dalle stimolazioni vocali, dai passi di danza e dal divertimento di tutti noi nel fare ciò che ci piace.

Ripeto la cosa la sera dopo e anche questa volta vedo gente arrivare con il bastone o il carrello deambulatorio e andarsene via senza, camminando sulle proprie gambe.

Nei 700 km fatti in macchina con Tony il giorno seguente ho modo di riflettere sugli aspetti ludici del programma RSB e mi rendo conto che il detto romano “Mens sana in corpore sano” e stato arricchito dalle mie due coach con la frase “with Fun!”.

Da Patch Adams in poi il mondo della medicina si è accorto che l’allegria cura molti mali. Si è iniziato con i bambini, ma a Indianapolis la cosa è più che vera anche con gli adulti.

Sia chiaro il programma messo a punto dai medici, ricercatori, fisioterapisti e messo in atto da K&C, non è una cura, quella non è ancora stata trovata nonostante le centinaia di milioni di dollari spesi fino ad ora, ma è il miglior sistema che io e i circa 450 pazienti in 18 classi che frequentano la palestra di Indianapolis possiamo avere per stare meglio e in qualche caso bene.

Monumental Bean

Steve è una persona speciale come Bruno Cassa, uno di quelli che non si arrende mai. Avevo già visto nel sito web i filmati che lo mostravano nei suoi allenamenti in palestra, o nelle sue uscite sulle Rocky Mountain, o nella maratona di Indianapolis la Monumental Run, alla quale ha partecipato accompagnato e supportato dal fratello maratoneta e dal team RSB.

Lo incontro sulla porta della palestra la seconda sera della fiera, mi riconosce in quanto siamo amici su Facebook e dopo le presentazioni ufficiali, corre a casa a prendere la sua roba perché vuole allenarsi con me.

Torna con due bellissime t-shirt in tessuto tecnico che mi regala. Una riporta il nome di una corsa podistica fatta per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro alla prostata, mi meraviglio della sua attenzione a questo genere di attività e mi dice che è dovuta, dieci anni prima è stai in cura per quel tipo di tumore e da allora, marcia e corre in ogni occasione. Quando gli hanno diagnosticato il Parkinson’s ha aggiunto alla marcia la palestra, dove l’atmosfera lo cura più di ogni altra cosa.

Dopo la maratona è diventato per tutti Monumental Bean con tanto di nome scritto sulla felpa da riscaldamento. Quante persone speciali ho conosciuto da quando mi hanno diagnosticato la malattia! Una vera ricchezza.

Alla Gleason’s Gym

Torno a casa dopo tre giorni, ma prima passo da New York, dove Roberta Marongiu, mia compagna di corso a gennaio, ha avviato alla Gleason’s Gym il suo Rock Steady Boxing NY/LA.

Nella mitica palestra che ha sfornato più di 130 campioni del mondo, mi trovo a contatto con gli allenatori che hanno fatto la storia della boxe e con la cordiale ospitalità del proprietario Bruce Silverglade.

Dopo la sessione di allenamento, tornando in metropolitana, Roberta mi consiglia di fare l’esame del DNA con 23andMe la organizzazione che sta facendo una diffusa ricerca sul Parkinson tramite questionari che settimanalmente propone nel web agli iscritti. Aderisco e ancora oggi partecipo all’arricchimento del database mondiale che stanno registrando. Più dati, più possibilità di fornire alla ricerca elementi da studiare ed elaborare.

Paola vuole diventare coach di RSB

A casa confermo a Paola la bontà del metodo RSB, lei decide di voler frequentare il corso appena possibile, così decidiamo di passare le vacanze negli USA per trovarci a Indianapolis quando ci sarà il training camp di agosto.

Questo è proprio Amore con la A maiuscola! Giuro che è la miglior terapia. Sono un uomo fortunato.

Coach Paola e le palestre RSB visitate negli USA

È agosto e siamo in volo per San Francisco, visite agli amici, poi nella Silicon Valley per respirare l’aria dell’innovazione continua e footing o lunghe pedalate nella baia per restare in forma.

Rock Steady Boxing SF è gestito da due coaches entusiasti di conoscerci, ci sentiamo subito a casa e dopo due sessioni di allenamento, partecipiamo con loro anche a una convention medica sul Parkinson, densa di spunti di approfondimento.

Poi in volo verso Denver e le Black Hills. Chissà come affrontano questa malattia i pellerossa.

Dal Colorado eccoci a Indianapolis, Paola segue il corso come novizia, io ripasso e faccio da cavia per alcune dimostrazioni pratiche. Come sempre l’ambiente è stimolante e pragmaticamente produttivo, al punto che verrebbe voglia di starsene lì per sempre. L’ultimo giorno qualche lacrima scende sulle guance salutando Kristy, Cristine e Jessica.

Ora in Europa siamo due coaches e mentre guido l’auto verso Chicago iniziamo a pianificare ciò che faremo una volta tornati a casa.

Mark, mio compagno di corso a gennaio e Susan, la sua socia nella RSB della Windy City, ci aspettano per una sessione di allenamento nella palestra dove hanno avviato i loro corsi: un centro sportivo multidisciplinare di elegante livello. Con loro gestiamo un simpatico gruppo di parkies di ogni età.

Di nuovo alla Gleason’s Gym, Mustafa e Trinity Boxing

Dopo Chicago voliamo a New York, voglio tornare alla Gleason’s Gym. Roberta è a Los Angeles per avviare la sede californiana, ma la gente lì è così simpatica che ci accoglie con grande simpatia.

L’inizio è simpatico e fortunato: chiamiamo il taxi di Uber e ci raccoglie Mustafa, un signore sulla sessantina con un fisico sportivo, quando gli diciamo dove andiamo, 77 Front Street, Brooklyn in zona Dumbo, ci chiede come mai andiamo in quella zona che secondo lui è malfamata.

Rispondiamo che andiamo in palestra per fare la boxe. Al che ci guarda curioso dallo specchietto retrovisore e ci dice che anche lui ha fatto boxe in passato. Quasi timidamente ci passa un suo biglietto da visita: è Mustafa Hamsho! Ha incontrato due volte The Marvelous Marvin Hagler negli anni ottanta per il titolo mondiale dei medi! Che bella coincidenza, stiamo andando nella più famosa palestra al mondo accompagnati da un ex pugile di grande livello.

Una volta in palestra ci alleniamo con Jihad un simpatico musulmano nero che pesa almeno 120 kg e che ci sfianca, ma ci saluta sudati e felici. Conosciamo anche Floriano Pagliara, un pugile italiano professionista che vive a NYC e diventerà uno dei nostri beniamini di questo sport grazie a Facebook.

Il giorno dopo passiamo da Trinity Boxing una antica palestra vicino a World Trade Center, dove il titolare dice una cosa illuminante: “Chiunque sa farti sudare su un tapis roulant, ma alleni solo i muscoli e il cervello resta staccato dal corpo. La boxe ti fa usare il cervello per muovere i muscoli, se manca questa connessione, non è pugilato”.

Forse non lo sa, ma questa è l’essenza del programma di Rock Steady Boxing: “mens sana in corpore sano” dove il neurotrasmettitore, la dopamina, viene prodotta perché i muscoli sono chiamati alla azione dal cervello.

Si comincia, si fa sul serio!

Torniamo in Italia determinati a fare qualcosa di serio con Rock Steady Boxing – Como Lake Italy e iniziamo a parlarne con Enrico Milazzo che ci ospita nella sua New Millennium Gym e con il dott. Luca Morelli del Centro Polispecialistico San Fedele che mi

suggerisce di parlarne con il sindaco di Longone al Segrino. Conosco Angelo Navoni da tempo e subito ci offre in uso la palestra delle scuole elementari.

Aveva ragione padre Aristide Pirovano, il nostro compianto vescovo missionario: quando un’idea è buona, cammina con le sue gambe. Lui da un lebbrosario in Brasile ha fatto una città con tanto di ospedale e servizi alle persone. Forse ci aiuta da lassù.

Sentiamo il commercialista, nonché sindaco di Pusiano, il paesino sul lago dove sono nato che ci assiste nella stesura dello statuto della nostra associazione sportiva dilettantistica.

Terza volta in America

Un’altra fiera mi riporta negli USA in ottobre a Chicago, questa volta con Cristian, uno dei nostri venditori di acciaio e macchine. Torno da Mark e Susan e con gli stessi parkies di agosto ripetiamo una bella esperienza. Sulla via del ritorno, passiamo di nuovo dalla Gleason’s Gym dove con altro allenatore riusciamo a fare la nostra seduta di allenamento pugilistico, attraversiamo a piedi il ponte di Brooklyn e quindi su, fino all’albergo che dista 15 km. Non male come training!

Al rientro mi prendo l’influenza: 39 gradi di febbre e una settimana a letto, mi fanno tornare ai sintomi di inizio malattia, ma dopo due settimane di palestra, torno in forma come prima.

In Italia, intanto, il nostro programma continua

Già da ottobre abbiamo Pepo, 65 anni parkinsoniano da due, che con me condivide il programma RSB, il figlio Davide fa da “corner man” figura importantissima in ogni famiglia che, se fa anch’egli lo stesso training, risulta essere il miglior partner in palestra e a casa.

Per il momento teniamo le sessioni presso la palestra New Millennium a Pontelambro, ma iniziamo a stendere i piani di spesa per attrezzare la palestra di Longone: ring a pavimento, struttura metallica per i sacchi e le pere veloci, attrezzi fitness per il riscaldamento e nel febbraio 2015 iniziamo lì con un avvio in sordina delle nostre attività.

Due sere a settimana per 90 minuti di allenamento ogni volta, con la possibilità di replicare il sabato e la domenica a piacere. L’interesse in zona è grande, i giornali ne parlano e per completare il giro, con Enrico Milazzo decidiamo di inserire anche altri due corsi di boxe senza contatto: Giocaboxe per i bambini dai 6 ai 13 anni e un corso per amatori adulti.

Grazie alla nostra pagina in Facebook, riceviamo molti consensi e diverse associazioni pugilistiche locali vengono a farci visita riscaldandosi nella nostra sala sacchi e incrociando i guanti sul nostro ring.

Lanciamo una richiesta di finanziamento via Kapipal e amici di tutto il mondo ci sostengono. Intanto prepariamo la inaugurazione ufficiale della nostra Rock Steady Boxing – Como Lake il 18 di Marzo 2015: taglio del nastro con Nino Benvenuti e lezioni della "nobile arte" da parte di Wilson Basetta che con la sua scuola diffonde in Italia quanto imparato in anni di sudore alla Gleason’s Gym.

Io nel frattempo sto sempre meglio, e Pepo sembra divertirsi molto. Riusciremo a forare il velo di inerzia che frena gli altri parkinsoniani?

Bea: Killer Bea

A Indianapolis in palestra c’è la foto di Bea, 92 anni che ha scritto sotto: “Vengo in palestra con mio marito che ne ha 93, quale è la tua scusa per non venire?”.

La prima palestra in Europa

Il sogno si è realizzato! La palestra Rock Steady Boxing Como Lake è operativa e pronta a ricevere i pazienti con Parkinson. Il centro lombardo è affiliato alla Rock Steady Boxing, fondazione no profit statunitense ideatrice del programma per l’assistenza ai malati di Parkinson (www.rocksteadyboxing.org). Tiberio Rota e Paola Roncareggi (nella foto) sono gli unici insegnanti accreditati in Europa all’insegnamento della boxe senza contatto secondo il metodo messo a punto negli Stati Uniti. Per saperne di più, seguite la pagina Facebook www.facebook.com/RSBComoLakeItaly