Silicio e carbonio: vince l’umano o il digitale?

Silicio e carbonio: vince l’umano o il digitale?

Molti di voi avranno visto “Matrix”, il film trilogia dei fratelli Wachowski, ambientato in un mondo virtuale dove le menti degli esseri umani sono prigioniere inconsapevoli di una realtà simulata prodotta dalle macchine.

Nel mondo di Matrix la tecnologia domina la realtà che diventa sogno e la popolazione non vuole essere svegliata, crede di essere artefice del proprio destino e di avere uno scopo nella vita, si sente sicura rinchiusa nella propria gabbia virtuale, con le regole imposte e il proprio orticello da curare.

Tutto il resto viene delegato, perché è faticoso decidere, è faticoso prendersi la responsabilità, è faticoso mettersi in gioco e scegliere di esistere veramente.

Nel mondo in cui viviamo, sempre più tecnologico e digitale, dominato dall’Internet delle Cose, dalla domotica, dalle Smart City e dalle Smart Factory, il rischio di perdere il contatto con la vita è enorme e la conseguenza è lo svilimento della missione biologica dell’uomo nel suo ecosistema, a favore di una delega incondizionata delle proprie occasioni di evoluzione alla tecnologia, dove lo spazio biofisico di interazione epigenetica, cioè il nostro ambiente naturale, viene sostituito con lo spazio cibernetico che simula la nuova realtà nella Matrix virtuale e ci illude di essere la cura delle nostre mancanze e incapacità.

Tutti gli esseri viventi della Terra, uomo incluso, hanno una struttura basata sul Carbonio, un elemento chimico estremamente versatile che la Natura ha scelto, in miliardi di anni di evoluzione, per portarci fin qui. Il Carbonio è in grado di legarsi ad altri atomi della stessa specie formando lunghe e flessibili catene carboniose e inoltre, la sua elettronegatività gli consente di stabilire legami covalenti con altri elementi come Ossigeno, Idrogeno e Azoto, formando molecole più o meno complesse di zuccheri, proteine e grassi, i mattoni fondamentali della vita.

Sotto la posizione del Carbonio, nella Tavola periodica degli elementi, troviamo il Silicio, con proprietà molto simili al Carbonio, ma che stabilisce legami meno stabili con altri atomi di Silicio, insomma, il fratello povero del Carbonio, ma che, guarda caso, è l’elemento base della tecnologia cibernetica, dei microchip, dell’intelligenza artificiale e di tutta l’infrastruttura informatica che sta inondando la Terra.

Stiamo assistendo alla nascita di un mondo parallelo basato sul Silicio, fortemente voluto dall’uomo di Carbonio che, ancora ampiamente inconsapevole del suo vero potenziale, è convinto di dominare il mondo attraverso un cyberspazio di sistemi interdipendenti e interconnessi che utilizzano l’elettronica e lo spettro elettromagnetico per memorizzare, scambiare e sfruttare le informazioni nelle comunicazioni.

Sebbene il valore del progresso tecnologico e cibernetico recente sia innegabile sotto certi aspetti, resta il fatto che parliamo di un periodo di sviluppo evolutivo di circa 80 anni, contando dall’invenzione del primo computer nel 1941 ad oggi, un tempo brevissimo se paragonato ai miliardi di anni di evoluzione in cui Madre Natura ha potuto generare, sperimentare e sviluppare la vita sulla Terra.

Eppure, l’uomo, nella sua immensa presunzione, persevera nel suo maniacale intento di voler dominare la Natura, senza neppure conoscerne a fondo le leggi, attraverso la scienza, esattamente come predicava Bacone ben quattro secoli fa.

Non solo, ha l’ambizione di decidere come controllare i fenomeni naturali attraverso le nozioni acquisite in questo insignificante lasso di tempo in cui la rivoluzione di Internet ha portato il suo ego a dei livelli di ipertrofia mai visti.

Ne abbiamo un lucido esempio se andiamo a vedere quale strategia è stata messa in campo dalla task force governativa di esperti per contrastare la diffusione del virus psudo-pandemico Sars-COV-2.

La strategia introdotta combacia perfettamente con il protocollo di rilevamento e detenzione di un malware (= oggetto software malevolo, virus informatico) da parte della più recente tecnologia di cyber- security, in perfetto accordo con la visione materialista e riduzionista che caratterizza attualmente la scienza ufficiale e riconosciuta.

In cosa consiste questo protocollo? In primis, nella capacità di individuare il “paziente zero”, ovvero il primo sistema informatico che si è infettato, poi, nel tracciamento e mappatura della catena di macchine contagiate per poterle isolare dalla rete e metterle in sicurezza. Se il virus è noto, si procede poi con il “vaccino”, cioè una stringa di software in grado di rilevare l’impronta virale per riconoscimento diretto, il cosiddetto file pattern e immunizzare il sistema oppure, se il malware è ancora sconosciuto, si usano tecniche di riconoscimento euristico ad algoritmo complesso in grado di identificare il comportamento malevolo, rilevarlo e quarantenarlo.

Non vi sembra un déjà-vu? Sono esattamente le linee guida che i nostri esperti hanno somministrato alla collettività degli esseri umani. Come indicato dall’OMS, per interrompere la catena di trasmissione del virus occorre testare, isolare e tracciare. Le regole del Silicio applicate pari pari al mondo del Carbonio.

Se i nostri esperti non fossero ciechi e sordi, se provassero a vedere che il sistema vivente di cui tutti noi facciamo parte non è assimilabile ad un sistema cibernetico chiuso, forse capirebbero che i positivi asintomatici che crescono velocemente in questo inizio di autunno dell’anno pandemico per eccellenza, non sono dei malati, ma sono persone sane che hanno trovato un equilibrio di convivenza con un nuovo virus, un altro dei tanti miliardi di virus, batteri, funghi e microbi di varia natura e utilità, che popolano da sempre il nostro apparato gastro-enterico (microbiota), le nostre mucose e la nostra pelle, permettendo la nostra sopravvivenza e la regolazione del nostro sistema immunitario..

Spero vivamente che l’umanità prenda una direzione differente, che apra le porte ad una Scienza integrata ed Umanista e che respinga l’idea di introdurre ulteriori vulnerabilità nel sistema, in aggiunta a quelle che già abbiamo e che rendono il nostro terreno biologico più fragile e appunto, vulnerabile ai disequilibri o a virus imprevisti, magari potenziati in laboratorio dai “bad guys”.

Impegniamoci invece a irrobustire il nostro sistema biologico con un accurato programma di prevenzione, riducendo l’utilizzo di farmaci di sintesi, soprattutto l’abuso di antibiotici (parola che significa letteralmente “contro la vita”) che danneggiano il microbiota e depotenziano il sistema immunitario, cerchiamo di contrastare, per quanto ci è possibile, l’inquinamento atmosferico da nanoparticelle, i cui nuclei di metalli tossici spiazzano i metalli utili del nostro organismo, così come l’elettrosmog e l’utilizzo indiscriminato dei campi elettromagnetici, degli smartphone, pc, elettrodomestici, e poi impediamo alla paura cronica di dominare la nostra vita e di deprimere le nostre difese naturali, integriamo una sana alimentazione con il giusto apporto di vitamine e soprattutto cerchiamo di capire come mantenere in equilibrio l’identità biologica che caratterizza ognuno di noi, attraverso la coerenza nella risposta agli stimoli ambientali e l’azione sensata e finalizzata a portare nell’utile ogni circostanza della vita.

Trovi l’articolo completo di Rosa Belforti sul numero 103 de L’altra medicina.