Possiamo fidarci delle linee guida nutrizionali?

Le linee guida nutrizionali sono raccomandazioni di tipo alimentare basate sullo studio approfondito di tutte le pubblicazioni scientifiche in campo alimentare.

Tutti confidiamo sulla scienza della nutrizione che ci guida attraverso le scelte e ci aiuta a prendere le decisioni migliori per la nostra salute. Sembra che sia un approccio corretto, eccetto il fatto che spesso non è vero! Molti studi su cui confidiamo per prendere decisioni alimentari non sono finanziati da terze parti imparziali e dalla ricerca indipendente, ma in realtà sono remunerati dai colossi dell’industria alimentare che cercano di promuovere i propri prodotti. È quello che ci rivela da molti anni la celebre esperta americana di cibo, la nutrizionista e sociologa Marion Nestle, anche nel suo ultimo libro Unsavory Truth (La sgradevole verità: come le aziende alimentari distorcono la scienza del cibo che mangiamo”, 2018).

La scrittrice americana ci rivela come la maggior parte delle società scientifiche, e degli esperti che fanno parte dei dipartimenti del governo incaricati di redigere le linee guida sulla nutrizione, sono in realtà nei libri paga dell’industria alimentare. Che si tratti di uno studio che afferma come l’esercizio fisico moderato sia sufficiente per annullare le calorie nelle bibite zuccherate (sostenuto dalla Coca-Cola) o di uno su come i mirtilli possano ridurre il rischio di disfunzione erettile (sostenuto dall’Highbush Blueberry Council degli Stati Uniti), l’industria alimentare ha imparato come trasformare le indagini scientifiche di parte e molto selettive in un grande profitto. Come Big Pharma ha corrotto la scienza medica, così Big Food ha corrotto la scienza della nutrizione. In una nazione in cui più di due terzi degli adulti e un terzo dei bambini sono considerati in sovrappeso od obesi, non è mai stato così importante mettere la nostra salute pubblica al primo posto.

In Unsavory Truth, Nestle fa un’analisi di come il mondo istituzionale della nutrizione (Università, dipartimenti governativi e la ricerca in genere), sia condizionato non solo da parte di aziende che vendono alimenti spazzatura ricchi di zuccheri aggiunti, grassi e sale, ma anche da produttori di uova, latte, yogurt, noci e altri alimenti più o meno sani.

L’autrice affronta insomma il tema del conflitto di interesse nel mondo della Medicina e della Nutrizione e illustra come, da un punto di vista psicologico, molti ricercatori e medici non avvertano alcun problema o imbarazzo nel ricevere regali, rimborsi o favori da parte delle aziende produttrici di alimenti o farmaci, in quanto questo modo di agire è percepito come naturale e non influente o determinante sui comportamenti dei ricercatori stessi. Chi riceve un regalo dall’industria o un “rimborso” in denaro, ritiene che i regali e i rimborsi non abbiano influenza sull’esito delle ricerche scientifiche e dell’elaborazione dei dati.

E nel nostro paese avvengono le stesse dinamiche di condizionamento e intromissione da parte delle multinazionali alimentari, proprio come negli Stati Uniti.

Trovi l’articolo completo di Gianpaolo Usai sul numero 121 de L’altramedicina.