Perché ci stressiamo?

Lo stress ha una funzione evolutiva importante in quanto è una risposta naturale del corpo a situazioni che richiedono una reazione rapida e adattiva per garantire la sopravvivenza. Nella preistoria, ad esempio, quando gli esseri umani dovevano confrontarsi con situazioni di pericolo come il confronto con animali feroci o con altri esseri umani nemici, la risposta allo stress era fondamentale per la sopravvivenza.

Su questo tema suggerisco la lettura del capolavoro di Robert M. Sapolsky intitolato “Perché alle zebre non viene l’ulcera?”. Una pietra miliare nella comprensione delle dinamiche legate a stress e cortisolo da un punto di vista evolutivo.

La risposta allo stress, infatti, permette al corpo di aumentare la produzione di energia, accelerare il battito cardiaco e la respirazione, attivare i sensi e migliorare la capacità di reagire in modo rapido e deciso. Queste risposte fisiologiche del corpo possono essere decisive per l’adattamento e la sopravvivenza.

Tuttavia, in un ambiente moderno, le situazioni stressanti che possono verificarsi nella vita quotidiana sono spesso di natura psicologica e non rappresentano una minaccia diretta alla sopravvivenza. In questi casi, la risposta allo stress può essere dannosa per la salute mentale e fisica, soprattutto se persiste per un lungo periodo di tempo.

La produzione di cortisolo è naturalmente proporzionale all’entità della richiesta di attivazione. Una multa genererà un piccolo stress, mentre ad esempio una grave malattia di un congiunto ne genererà uno molto maggiore. Vi sono tuttavia eccezioni alla regola e può esserci qualcuno che viva una multa come un dramma, o che al contrario sia capace di superare un lutto in tempi brevissimi. Il che ci porta a riflettere sul fatto che la quantità di cortisolo prodotta a causa di uno stimolo non sia solo proporzionata all’entità dello stimolo, ma anche, e soprattutto, alla personale percezione di quello stimolo. Il che cambia la prospettiva terapeutica per chi deve interagire con un paziente sotto stress. Se il danno infatti dipende dalla percezione, ciò significa che, agendo a livello psicoterapico sulle alterazioni della percezione, posso ridurre in modo rilevante il danno da stress. Ovvero: lo stress non è un dato oggettivo e indiscutibile ma dipende da come lo viviamo, lo sopportiamo, lo interpretiamo.

Articolo del dott. Luca Speciani tratto dal numero 125 de L’altra medicina.