Che protezione garantisce il vaccino anti-Covid?

Gli studi spesso citati a sostegno di una protezione dall’infezione grazie alle vaccinazioni sono afflitti in varia misura dai problemi che seguono, che ne inficiano la validità. Valgano le valutazioni critiche sulla revisione sistematica con metanalisi di Higdon, che concludeva: “Verso la malattia sintomatica, a 4-6 mesi dalla serie primaria resta poca protezione (ndr: ~10%). Anche dopo il booster la protezione decresce in fretta, ma meno che dopo la 1a serie” (ndr: residuerebbe un ~30% a 4-6 mesi, ma altre analisi non confermano; anche la stessa UK Health Security Agency arriva a concedere che “la protezione dalla trasmissione con il vaccino Pfizer si stima tra lo zero e il 25% nei periodi dopo la dose booster”).

Tuttavia, nella suddetta metanalisi:

• Alcuni studi mostrano protezione negativa (significativa in Scozia e Qatar). 

• La pendenza delle curve nella protezione dall’infezione dopo ciclo-base e dopo booster fa ritenere che prolungando l’osservazione di qualche mese il riscontrato ~10% e 30% di protezione media diverrebbe negativo.

• In bambini 5-11 [in cui la dose è minore] la protezione declina prima, ma la rassegna non li ha inclusi, o li ha accorpati ad altre classi d’età, attenuando il declino complessivo.

• Il follow-up considerato non va in genere oltre i 6 mesi, ma è proprio dopo che la protezione può precipitare. 

• Soprattutto, sono sempre solo infezioni sintomatiche, non si includono le asintomatiche, contro cui la protezione vaccinale si perde prima e molto di più.

• La rassegna non include studi successivi, che supportano in modo ulteriore il concetto di “efficacia dall’infezione che si negativizza nel tempo”.

• Da ultimo, ma non certo per i NoGrazie, la maggior parte degli autori (compresi i 2 Principal Investigators) ha pesantissimi conflitti di interessi (anche con Pfizer), e ciò si associa a esagerazione sistematica dei benefici e della sicurezza dell’intervento in studio. 

Trovi l’articolo completo del dott. Alberto Donzelli sul numero 122 de L’altra medicina.