Un mantra antichissimo sembra davvero in grado di migliorare un’importante funzione mentale, come descritto dalla tradizione indiana.
E’ il Gayatri mantra, presente nei Rig Veda. Uno studio indiano mostra che è effettivamente in grado di migliorare la capacità di restare attenti, fondamentale nello studio, stimolando le aree cerebrali deputate a questa funzione (ne parliamo dopo)
La cosa interessante è che, secondo tradizione, questo mantra era donato agli scolari per migliorare la loro educazione. Nei Veda si dice che il mantra sia stato rivelato al saggio Vishwamitra, precettore di Rama e suo fratello (l’immagine illustra questo episodio del Ramayana). E’ anche chiamato Savitr mantra, cioè il canto alla divinità Savitr, che corrisponde al Sole. Cantare il Gayatri, dicono ancora i testi, potenzierà il ‘dhi sakti’, cioè il potere dell’intelletto, il discernimento.
Il testo del mantra, preceduto dall’Om, è una preghiera al Creatore, fonte di luce e conoscenza. E’ esplicita la richiesta ad illuminare l’intelletto.
Ecco una versione, con traduzione del testo in inglese, su You Tube:
Più dettagli sullo studio:
Sessanta studenti adolescenti sono stati addestrati a cantare il Gayatri mantra per cinque giorni. Alcuni però hanno cantato una generica poesia. Prima e dopo le sessioni di canto gli studenti sono stati sottoposti a un test che misura le capacità attentive (digit-letter substitution task)*.
Risultato: chi aveva cantato il mantra mostrava un netto miglioramento nel punteggio del test, cioè risultava più attento, rispetto ai ragazzi cui era stato dato il canto di una poesia. L’effetto è risultato maggiore nelle ragazze.
Lo studio non cade nel vuoto. In passato, si è visto che queste recitazioni si accompagnano a effetti psicologici e fisiologici (per esempio la regolarizzazione del ritmo cardiaco). Ma soprattutto si sono colte modificazioni dell’attività cerebrale. Per esempio la ripetizione di un nome del Buddha (Namu Amida Butsu) attiva la corteccia prefrontale, coinvolta nella capacità di attenzione**.
Un’altra indagine recente segnalava un’opportuna deattivazione delle aree cerebrali da cui dipende l’attenzione durante il canto dell’OM***.
Bibliografia:
*Anc Sci Life. 2012 Oct-Dec; 32(2): 89–92
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3807963/
**Turk Neurosurg. 2008;18:134–41
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18597227
***Int J Yoga. 2011 Jan;4(1):3-6
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21654968