L’Ipnosi come psicofarmaco naturale

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L’Ipnosi come psicofarmaco naturale

Possiamo usare l’ipnosi come psicofarmaco? Certo, sarebbe sufficente trovare lo psicofarmaco giusto al momento giusto, ma se ciò è necessario nei casi gravi, laddove la psicoterapia non può arrivare, è certamente dannoso e disfunzionale pensare subito a un medicinale, senza scoprire e agire, prima, sulle cause emotive e relazionali.

D’altra parte, la maggior parte delle tecniche di psicoterapia classica richiedono tempi lunghi, demotivando chi ha bisogno, subito, di tornare ad alleggerirsi di un peso troppo opprimente. Ecco che, tra i farmaci e la psicoterapia, troviamo un’alternativa sempre più richiesta: l’ipnosi nella terapia breve d’emergenza, un toccasana per chi soffre e uno strumento clinico per una psicologia efficace ed efficiente.

Da una parte abbiamo procedure classiche d’induzione e pilotaggio, sempre più superate da quelle di matrice americana, che si rifanno a Milton Erickson (ipnosi ericksoniana), e da quelle cosiddette “non verbali”, che si rifanno a Stefano Benemeglio (ipnosi dinamica).

Qual’è la procedura per utilizzare l’ipnosi come psicofarmaco?

La procedura ipnotica deve poggiare su un modello di psicoterapia breve e valido, come a dire: non basta un laser eccezionale, di ultima generazione, per operare chirurgicamente in brevissimo tempo, se poi le mani che lo utilizzano non sono quelle di un medico preparato in anatomia, che ha studiato prima i traumi, le malattie, come fare diagnosi gestire complicanze, ecc.

L’ipnosi, senza finalità cliniche, invece, è al servizio di un coach, uno sportivo, un appassionato per il potenziamento personale, per il raggiungimento di obbiettivi e per la promozione, in generale, di risorse interiori, spesso sconosciute.
In questo secondo caso potrà sostituirsi non a un farmaco, ma magari a un integratore alimentare, un ricostituente o altre procedure di miglioramento della performance, che non hanno funzionato.

Ma che cos’è? Davvero l’ipnosi può sostituire uno psicofarmaco?

La definizione che meglio descrive lo stato ipnotico è quella fornita dal dottor Franco Granone, nello storico e più noto manuale di ipnosi:”Per ipnotismo s’intende la possibilità di indurre in un soggetto un particolare stato psicofisico, che permette di influire sulle condizioni psichiche, somatiche e viscerali del soggetto stesso per mezzo del rapporto creatosi tra questi e l’ipnotizzatore”.

La prima e più importante condizione per poter generare uno stato di ipnosi è l’impostazione di una particolare relazione tra medico e paziente in cui il soggetto vivrà un coinvolgimento emozionale anomalo e positivo, cui seguirà empatia e massima fiducia.

La fiducia e l’acquisizione di un “potenziale emotivo” da parte dell’operatore ipnotico fanno cadere ogni critica da parte del paziente, che può così essere condotto a uno stato di coscienza modificato. Una volta raggiunto lo stato di ipnosi si potrà successivamente ritornarci molto rapidamente, evitando la ripetizione della fase dell’induzione, grazie all’utilizzo di un “ancoraggio” (o “comando post-ipnotico“) etero-indotto dall’operatore, o autoindotto dal soggetto addestrato a farlo (durante una seduta o a un corso di formazione).

Come si svolge una seduta di Ipnosi

Immaginando una tipica seduta, dopo una rapida indagine sul problema e sulle tentate soluzioni messe in atto fino a quel momento, si effettuerà una sorta di “ecografia emozionale”, in trance leggera, per scoprire quali sono le cause della sofferenza.

A seguire, si andrà ad attuare la fase di “chirurgia emozionale”, in cui, in una trance più profonda, l’ipnoterapeuta interverrà sulle compressioni energetico-emotive, responsabili del malessere. Nel caso di problematiche riguardanti la sfera emotiva quali: ansie, paure, angoscia, panico e fobie, l’azione sarà tipicamente su dolori e sofferenze per amore, sentimento e affetto, come meccanismo di difesa, represso e non espresso, in eventi significativi della vita, spesso rimossi.

Diversa è la situazione nel caso il paziente riporti le tipiche somatizzazioni: mal di testa, mal di schiena, dolori alle articolazioni, dolori al petto, problemi gastro-intestinali, dolori mestruali, amenorrea, dolori nei rapporti sessuali, malattie della pelle, ecc.
In questi casi, dopo aver valutato se la persona ha già contattato o programmato di farlo, il medico di base o lo specialista, e, dopo aver chiesto se è al corrente delle infiammazioni da cibo studiate dalla medicina di segnale, interverremo consapevoli che nella fase di pilotaggio ipnotico, volto alla decompressione, dovremmo liberare, a differenza della situazione precedete, rabbie, risentimenti, rancori, repressi e non espressi.

Infatti, quando la persona accumula queste rabbie, senza lasciarle defluire, magari canalizzate in modo opportuno, è come se le ritorcesse contro di sé, con il conseguente attacco degli organi.
Definiamo “espressiva” questa modalità di psicoterapia, che prevede, grazie all’ipnosi,
di intervenire il prima possibile con la liberazione della sofferenza; nel 90% dei casi questo avviene già alla prima seduta.

E dopo il trattamento ipnotico?

Eseguito il trattamento, che prevede una durata media di dieci incontri, si passa alla fase “supportiva” della psicoterapia breve ipnotica, e cioè l’insegnamento della tecnica di autoipnosi, che il paziente potrà usare a casa al bisogno. Questa metodologia di “self help”, di comprovata efficacia, produrrà effetti paragonabili a quelli uno psicofarmaco, nei soggetti che non hanno bisogno di ricorrere, obbligatoriamente, ai medicinali.

I vantaggi sono molteplici: anzitutto si evitano possibili effetti collaterali di un farmaco e la dipendenza dallo stesso; contemporaneamente si otterrà un aumento della fiducia in se stessi, grazie alla scoperta di risorse personali profonde, e della capacità di saperle promuovere e utilizzare nel momento del bisogno.

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