Perché il potere ci vuole ignoranti?

L’ignoranza è certamente una forza al servizio del potere: più una popolazione delega al pensare in proprio e criticamente, preferendo seguire l’influencer del momento, più è facilmente manipolabile da chi ha gli interessi e i mezzi per farlo.

Interessi che sono sempre esistiti e che oggi dispongono di mezzi tecnologici fino a poco tempo fa neppure immaginabili per controllare e indirizzare l’opinione pubblica.

Piattaforme private, che hanno sostituito la pubblica agorà, censurano i contenuti non graditi e/o interi profili al fine di insegnare cosa è consentito esprimere e cosa no.

Nell’era digitale non esiste privacy e ogni comportamento o affermazione può comportare premi o punizioni, come avviene nel sistema di credito sociale istituito già da alcuni anni in Cina.

I mezzi tecnologici di plagio delle opinioni sono oggi potentissimi e si sommano sia alla naturale tendenza umana al conformismo sia a tecniche manipolatorie conosciute da tempo e insegnate in un qualsiasi corso di Psicologia della Persuasione (Perloff, 2010): “appelli alla paura”, per indirizzare verso i comportamenti desiderati; induzione di “dissonanza cognitiva” tra i comportamenti imposti e le valutazioni degli stessi, per favorire l’adeguamento delle seconde ai primi; tecnica del “piede nella porta”, consistente nel richiedere inizialmente una piccola adesione per aumentare la probabilità che sia successivamente accolta una richiesta più gravosa; quella opposta della “porta in faccia”, che mira a facilitare l’accettazione di una richiesta più modesta che segue al rifiuto di una iniziale sapientemente esagerata; e altro (Tangocci, 2020b).

Spesso mi viene chiesto se esiste un modo per convincere la popolazione che una data narrativa è sbagliata.

La risposta è che esiste, sì, e che consiste appunto nell’insieme delle tecniche appena esposte e sapientemente sfruttate da chi dispone di adeguata copertura mediatica per metterle a frutto. Non sarebbe realistico pensare di contrapporre efficacemente le stesse tecniche di persuasione contro una “potenza di fuoco” non uguagliabile, né ne esistono di altre ugualmente efficaci. L’argomentazione logica non ha efficacia sul grande pubblico. Solo singole persone realmente motivate a comprendere possono scorgere e svelare l’inganno di una narrativa dominante.

Il lavoro di andare  “contro corrente” è individuale e, forse proprio per questo, è nobile e prezioso.

Quale che sia l’intensità della corrente, e per quanto sia inevitabile che i più ne siano trascinati via, chi ne conosce le tecniche può sfuggire “la risacca” e, concentrandosi sulla “propria bracciata”, mantenersi libero di nuotare, anche lontano dalla costa.

Trovi l’articolo completo del dott. Benedetto Tangocci sul numero 118 de L’altra medicina.20