Antidiabetici naturali: cannella, banaba, berberina 

Il mondo vegetale offre possibilità di intervento meno tossiche e naturali sul nostro organismo. Oggi esploriamo le proprietà di cannella, banana e berberis, tre antidiabetici naturali dai grandi benefici. 

Cannella

La cannella è un sempreverde della stessa famiglia dell’alloro, originario della Cina e dell’isola di Ceylon (da cui il nome di specie). Le parti della pianta utilizzate in fitoterapia sono le parti legnose, ovvero la corteccia. Ha proprietà antibatteriche, sia per uso interno che esterno, e viene utilizzata per trattare i sintomi dell’influenza, per la candidiasi, per accelerare la digestione, ridurre il colesterolo LDL e trigliceridi. Con la sua polvere si possono disinfettare le ferite e diversi studi dimostrano un’azione preventiva sull’Alzheimer.

La cannella è anche un antidiabetico: contiene l’ingrediente attivo MHCP (methylhydroxy-chalcone polymer), un polifenolo che attiva la sensibilità dei recettori dell’insulina nelle cellule muscolari, riducendo così la glicemia, la formazione di colesterolo e trigliceridi. L’azione della cannella è quindi quella di un ipoglicemizzante diretto, che deve la sua efficacia a una maggiore sensibilità dei recettori dell’insulina, di cui mima in parte la struttura chimica.

Banaba

Tra gli antidiabetici naturali rientra anche la banaba, una pianta appartenente alla famiglia delle Lythraceae che cresce spontaneamente nel sud-est asiatico e in Australia. Il principio attivo ipoglicemizzante risiede nell’acido corosolico, che stimola il trasporto del glucosio dell’interno delle cellule degli adipociti, ma anche in alcuni derivati dell’acido ellagico. L’acido corosolico (un triterpenoide) contenuto nel banaba è risultato essere il composto più attivo con attività insulino-simile, tanto da meritarsi il nome di “fito-insulina”. Più recentemente sono stati scoperti nuovi principi attivi come il penta-O-galloyl-glucopyranose (PGG) identificato come il più potente gallotannino con attività di inibizione della genesi di nuove cellule adipose (studi di Liu, Kim, et al.). 

Qui sta la particolarità dell’acido corosolico e dei suoi fito-compagni: mentre l’insulina abbassa la glicemia stimolando contestualmente la produzione di nuovi adipociti, le foglie di banaba, nell’abbassare la glicemia, inibiscono contestualmente la genesi di nuovi adipociti.  Negli studi sull’uomo si è anche visto che, anche dopo avere smesso l’assunzione dell’estratto di foglie, l’effetto ipoglicemizzante permaneva ancora per un periodo di circa un mese. La peculiarità del preparato è inoltre che, a differenza dell’insulina, può essere assunto per via orale e non solo per via endovenosa. 

Berberina

La berberina è un alcaloide isochinolonico presente in diverse piante della famiglia delle Berberidaceae. A seconda della pianta, la berberina può localizzarsi prevalentemente nelle radici, nella corteccia o nei piccioli. L’impiego terapeutico della berberina proviene dalla medicina cinese, come rimedio per la diarrea e la dissenteria. Successivamente si è scoperto l’effetto ipolipemizzante e ipoglicemizzante della berberina, confermato nel 2004 da uno studio scientifico pubblicato su Nature. L’azione ipolipemizzante della berberina (anti-colesterolo e anti-trigliceridi) è prodotta con un meccanismo totalmente diverso da quello delle statine (che inibiscono l’enzima HMG-CoA-reduttasi). La berberina aumenta l’espressione epatica del recettore delle LDL in modo simile ai nuovi farmaci PCSK9-inibitori. L’azione ipoglicemizzante invece ricalca in qualche misura l’azione della metformina, inibendo la gluconeogenesi epatica. Grazie ad essa, quindi, il fegato non riesce con facilità a liberare glucosio nel sangue, ottenendo come risultato una glicemia più stabile e controllata.

A differenza degli altri antidiabetici naturali, la berberina ha un grosso limite: ha una scarsa biodisponibilità orale (ovvero uno scarso assorbimento). Si stima che circa fino al 90% della berberina somministrata per via orale viene poi riespulsa dal sistema di estrusione cellulare MDR (Multi Drug Resistance). 

 

Tratto da un articolo del dottor Luca Speciani e della dottoressa Lyda Bottino sul numero 89 de L’Altra Medicina (ottobre 2019), acquistabile online.