L’Arnica delle nostre montagne

Giugno, luglio e agosto sono i mesi di fioritura di Arnica montana: rimedio della tradizione popolare contro traumi (botte, cadute, incidenti) e reumatismi.
A chi non piace andare per i prati e i boschi delle nostre montagne? Saper riconoscere le piante è un modo per dimostrare che le amiamo. Alcune – cioè non le specie protette – si possono anche raccogliere, quel tanto che basta per noi o la nostra famiglia, evitando la “sindrome del raccoglitore compulsivo”. Riguardo all’Arnica è consentito raccogliere i fiori ma, per favore, non la pianta intera e soprattutto non il rizoma: peraltro, è vietato dalla legge.
I fiori di Arnica costituiscono l’ingrediente principale di decine di rimedi, alcuni dei quali in commercio: ogni villaggio montano aveva la sua ricetta. Eccone una tra le più conosciute e semplici da preparare in casa:
– Raccogliete 10 fiori d’Arnica e lasciateli essiccare per qualche giorno all’aperto.
– Metteteli in una bottiglia scura contenente 70 grammi d’alcol (c’è chi usa la grappa) e un goccio d’acqua.
– Lasciate macerare per un mese. Al termine filtrate.
– Conservate il rimedio in una bottiglia di vetro scuro.
Una volta l’Arnica era conosciuta dai medici col nome “Panacea lapsorum”, ovvero il rimedio dopo una caduta, quando è venuto a mancare il sostegno (lapsus) e ci siamo procurati una botta o un livido. Si friziona semplicemente sulla parte che fa male.
Effetto assicurato contro lividi, distorsioni, contusioni ma anche artriti e reumatismi.
Precauzioni importanti (e un accenno all’Arnica come pianta solstiziale).
Precauzioni
Non si assume per bocca, ma si applica solo per uso esterno, cioè sulla pelle. Non applicare vicino a bocca, occhi, pelli delicate o con ferite aperte. Meglio evitare l’uso sulla pelle dei bambini piccoli.
Pianta del Solstizio d’estate
Come l’erba di San Giovanni (l’Iperico), l’Arnica era protagonista in passato dei riti che accompagnavano la festa del solstizio d’estate. Il suo fiore giallo, splendente, si riteneva una creatura del Sole. In quel colore si vedeva la luce dell’astro, ma anche l’occhio giallo del lupo (“fiore di lupo” era una delle tante denominazioni popolari del fiore d’Arnica). Era una cosa viva, in comunicazione col mondo degli uomini (ma erano le donne a raccoglierla).
Nonostante mille ricerche, sappiamo poco di quei riti, che erano invece di fondamentale importanza per i nostri avi. Semplicemente a quell’epoca la cultura si trasmetteva per via orale, e molto è stato perso. Ma non il fascino di questo bellissimo fiore, da cui ancora oggi siamo attratti.
Il Solstizio d’estate, divenuto poi il giorno di San Giovanni (24 giugno), è il trionfo del Sole: questo è il giorno più lungo dell’anno, e per un’umanità che ancora guardava al cielo e alla terra era un momento di festa. Probabilmente si trattava di una festa notturna attorno a un fuoco: i partecipanti si cingevano la testa delle fronde di erbe solstiziali, come l’Arnica. Le gettavano poi nel fuoco e raccoglievano le ceneri per cospargele sui tetti, a protezione delle case.