Perchè le diete ipocaloriche non funzionano

Eccoci a inizio gennaio: dopo le abbuffate natalizie, si passa alla fase detox, in cui tutti cercano una soluzione nel complesso mondo delle diete ipocaloriche. Ma da dove arriva l’insana abitudine delle diete dimagranti? Fino agli inizio del secolo scorso, essere floridi era una benedizione che toccava solo le classi più abbienti. A partire dagli anni ’60-’70 i canoni di bellezza sono cambiati radicalmente e sono comparse le diete più fantasiose: da quella a base di uova e vino a quella a punti, dalla Scarsdale alla dieta del minestrone e del ghiaccio.

Tutte questi regimi portano per esasperazione, o per controllo maniacale, a mangiare poco, togliendo carboidrati e grassi. Eppure il problema dell’obesità è in crescita esponenziale – cosa stiamo sbagliando?

L’attività fisica è indispensabile

Spesso le diete non vengono affiancate a una sana attività fisica, sia perché togliendo tante calorie è difficile trovare le forze per fare sport, sia perché la pigrizia del paziente pare un ostacolo troppo grande da superare. Lo sport andrebbe invece inserito in ogni piano dietetico, perché è un regolatore straordinario dell’appetito e dell’umore. Diversi studi hanno provato che chi fa sport ha un rapporto con il cibo molto più sereno, in particolar modo con i dolci. A differenza delle diete, l’attività fisica ha un effetto duraturo nel tempo e aiuta sia il corpo che l’anima.

I ragazzi non devono essere messi a dieta 

Nella maggior parte dei casi, un ragazzo è in sovrappeso perché sta mangiando male più che troppo e si sta muovendo poco. Ai giovani bisogna insegnare come mangiare in modo sano ed equilibrato, evitando colpevolizzazioni o umiliazioni. L’abitudine a sottoporre i minori a diete ipocaloriche, low carb o low fat è assolutamente da evitare, perché porta il ragazzo a sentirsi inadatto e diverso. Il rischio è che nella sua testa si inneschino schemi distorti difficili da rimuovere. L’importante è eliminare dal suo percorso tutti quei cibi che gli alterano la sazietà, che gli danno compulsione; sostituendoli con cibi saporiti, che danno serenità e sazietà. E via libera all’attività fisica.

Tratto da un articolo della biologa nutrizionista Manuela Navacci sul numero 91 de L’Altra Medicina (dicembre 2019/gennaio 2020).