Autismo, e se la causa fosse ancora il DDT?

Autismo, e se la causa fosse ancora il DDT?

Da molti anni si ricercano le cause della ben nota impennata dei casi di autismo tra i bambini e le bimbe. Ora, uno studio finlandese, con il supporto della Columbia University, New York, segnala che siamo ancora alle prese con il DDT. Ora proibito in molti paesi, tra cui il nostro, ma resta nell’ambiente e, ancora oggi, può fare danni. In passato se ne è fatto troppo largo consumo.

I ricercatori vedono che i più alti livelli di questo insetticida, o meglio del suo metabolita, nelle donne in gravidanza si associano a un aumento del rischio di autismo nella prole. Succede che questa sostanza chimica viene trasferita attraverso la placenta nella pancia della mamma e al bambino.  «Erano tossine presenti nel ventesimo secolo, poi proibite», nota Alan Brown, professore di Epidemiologia alla Columbia University. «Sfortunatamente, rimangono nell’ambiente, nel sangue e nei tessuti. Nelle donne che stanno aspettando un bambino passano nel feto in via di sviluppo. A parte le cause genetiche e ambientali, i nostri risultati suggeriscono che l’esposizione prenatale alla tossina del DDT possa scatenare l’autismo».

Sapete che sulle cause di autismo ci sono varie scuole, enormi polemiche. Per esempio, erano stati segnalati i vaccini in un famoso articolo su un importante giornale medico scientifico. Poi ritrattato: “Ci siamo sbagliati”. Sta di fatto che molti si interrogano sulle cause di questo evidente problema.

Anche l’ultima indagine prova a capire che cosa è successo. Secondo loro ci sono due possibili spiegazioni. La prima: il DDT nel sangue della mamma spiana la strada a un basso peso del neonato alla nascita, un ben noto fattore di rischio di autismo. Secondo: il metabolita del DDT inibisce un recettore  degli androgeni, conosciuto perché governa lo sviluppo del sistema nervoso. Ricerche precedenti lo hanno attestato sui poveri ratti.